Nel mondo del calcio, talvolta ci sono storie che narrano di grandi rivalità, rivalità che vanno ben oltre la passione sportiva e che spesso superano quella linea di demarcazione che divide il tifo dalla fede. È questo il caso del derby di Avellaneda, uno dei derby più attesi e sentiti dell’Argentina e di tutto il Sud America. Questa stracittadina vede coinvolte il Racing e l’Independiente da più di un secolo, le due squadre si sono affrontate ben 216 volte, vedendo trionfare i biancorossi dell’Independiente 88 volte, il Racing in maglia biancoazzurra ha vinto 65 volte, mentre i pareggi sono 72. I palmarès di entrambe le squadre sono costellati di trofei, nella vetrina del Racing sono presenti, tra gli altri, 17 campionati argentini ed una Coppa Libertadores, mentre in quella dell’Independiente figurano 16 campionati argentini e ben 7 Coppe Libertadores assieme a molti altri trofei. Pur dovendo condividere la città di Buenos Aires con Boca Juniors e River Plate, e quindi dovendosi confrontare con il “Superclasico”, uno dei derby più seguiti al mondo, anche Independiente e Racing sono capaci di tenere milioni di persone incollate allo schermo mettendo in scena match giocati a livelli altissimi e con un enorme coinvolgimento emotivo per gli spettatori. Le due squadre non condividono solamente il quartiere della capitale argentina, sono letteralmente vicine di casa in quanto gli stadi dei due club distano circa 300 metri l’uno dall’altro, ma non solo, ad accentuare la grande rivalità c’è anche una vecchia leggenda passata alla storia come la ” maledicion de los siete gatos negros”.
Secondo la leggenda, nel 1967, quando il Racing era impegnato a Montevideo nella finale di Coppa Intercontinentale contro il Celtic di Glasgow, alcuni tifosi dell’Independiente si intrufolarono nel “Cilindro”, lo stadio del Racing, e seppellirono sette gatti neri sotto il manto erboso del campo. I fantomatici gatti neri non furono mai ritrovati, fatto sta che il Racing, dopo quell’episodio, entrò in una spirale di sconfitte brucianti e sventure sportive durata da quella finale nel 67 al 2001, la maledizione venne spezzata anche grazie ai gol di un giovane Diego Milito. Dopo il campionato del 2001, per i biancoazzurri passano altri 13 anni prima di poter vincere di nuovo il titolo, quando al Cilindo torna Milito dopo aver fatto fortuna in Europa ed essere diventato ” El Principe”. Tuttora le due tifoserie sono divise dalla stessa rivalità che le contraddistingue da oltre un secolo, una rivalità che non potrà mai spegnersi finché all’Avellaneda esisterà il calcio.
A cura di Lorenzo Giunti