Il punto di Calvano – 16 settembre

Dicevamo qualche settimana fa che Di Francesco alla Sampdoria e Montella alla Fiorentina non avrebbero avuto vita facile se non si fosse invertita subito la rotta, la Samp ha perso ancora, stavolta per mano del Napoli, squadra pretendente al titolo, e la situazione è molto a rischio per l’ex Roma. Paradossalmente la situazione societaria ancora in bilico lascia, per ora, Di Francesco ma bisogna dare una sterzata a questo gruppo, non basta dichiarare a fine partita che è stata la Sampdoria migliore della stagione, il Napoli ha stradominato e soltanto per caso non si è rischiato di prendere più gol. Per Montella il discorso è diverso, la Fiorentina contro i campioni d’Italia ha giocato veramente una partita quasi perfetta, è mancato l’acuto, il gol, quella piccola cosa che decide le sorti di un match e a volte le carriere, di allenatori e giocatori. Ribery sta dimostrando che non è venuto in Italia a prendere la pensione, la squadra crea gioco e occasioni, ma non segna nemmeno a porta vuota, un grave problema nel calcio dove conta solo la vittoria. Dopo tre partite Montella e la Fiorentina sono a 1 punto, solo Di Francesco ha fatto peggio ed è a 0 punti, una volta si scriveva di panettone, a oggi speriamo di restare nel mese…
La Juventus si ferma a Firenze, come abbiamo appena spiegato, una brutta prestazione per i campioni d’Italia che vedevano finalmente il ritorno in panchina di mister Sarri dopo la malattia che lo ha tenuto fuori per le prime due partite di campionato. Ronaldo avulso alla manovra, Higuain che ha toccato pochissimi palloni, infortuni per Costa (grave) e per Pjanic (meno grave, anzi quasi nulla), Sarri che in conferenza post partita si presenta come se allenasse ancora il Napoli e il Chelsea con dichiarazioni che normalmente alla Juventus non sono ammesse, accampando scuse da perdente di successo. Imparerà?
L’Inter cavalca le prime tre giornate, facili sulla carta, in testa alla classifica a punteggio pieno, ma ora arriva il derby, finalmente sapremo se Conte è riuscito ad inculcare tutto il suo credo ai propri giocatori. A proposito di derby e di Milan, tutti volevano che il nuovo Milan cambiasse registro, unire bel gioco al risultato, uscire dai vecchi schemi di Gattuso ai nuovi di Giampaolo, conosciuto da sempre come un tecnico che fa giocare bene le squadre allenate. Invece il gioco non c’è, ci sono 6 punti arrivati con due tiri in porta, un po’ poco per il nuovo messia, c’è da rilanciare Piatek, non basterà un rigore per sbloccare il pistolero, c’è l’Inter dietro l’angolo, staremo a vedere.
Nella capitale intanto c’è chi, tra i massimi esperti di calcio, definisce ignorante, chi invece solo presuntuoso, il mister della Lazio, Simone Inzaghi, reo di essere l’unico colpevole della sconfitta della sua squadra a Ferrara contro la Spal. Solo una settimana fa tutti esaltavano la Lazio, il suo gioco spumeggiante e la mancata vittoria sulla Roma era stato frutto solo della sfortuna. I nei della Lazio sono invece proprio nella mancata concretezza sotto porta, a Ferrara nel primo tempo anche senza Milinkovic e Correa, fuori per scelta tecnica per il turnover vista Europa League, la Lazio ha costruito almeno sei palle gol non concretizzate, il problema vero è che non si fa gol. Nel secondo tempo la Lazio è sparita dal campo e la Spal, cosi come aveva fatto a primavera si prende i tre punti, meritati alla fine dei giochi. Roma è una città particolare, passare da “fesso” a “messia” è cosa che può succedere anche a soli 7 giorni di distanza. La Roma ha dominato il Sassuolo in lungo e in largo, De Zerbi, il nuovo che avanza, ha deciso di affrontare la Roma a viso aperto, un disastro almeno nel primo tempo, sotto 4 gol, in meno di 33 minuti di gioco, il resto è solo tempo che scorre fino al 90esimo anche se segni 2 gol della bandiera. E cosi in 7 giorni il messia è divenuto Fonseca, il suo modo di giocare e le scelte fatte, compresa quella di schierare subito i nuovi acquisti Mkhitaryan, Veretout e Mancini. Roma non crescerà mai, almeno fino a quando non si darà il tempo giusto per far lavorare le due squadre tranquille, una volta si vince lo scudetto, la settimana dopo la catastrofe.
Il Bologna che va a festeggiare la vittoria sotto l’ospedale dove è ricoverato il proprio allenatore, Sinisa Mihajlovic, è una delle cose che riconcilia il calcio con lo sport, di altro è meglio non scrivere, per rendersi conto della vergogna del razzismo bisogna usare solo il silenzio.
GIUSEPPE CALVANO