Ceravolo a Fair Play and Football: “Ronaldo campione sia dentro sia fuori dal campo. Cina? Fra non molto riuscirà a raggiungere le big del calcio”

Il direttore sportivo Franco Ceravolo ha parlato ai microfoni di Fair Play and Football. Ecco le sue parole.

– La Juventus di Franco Ceravolo venti anni fa andò ad un passo da Cristiano Ronaldo. Quali sono le emozioni di vedere in Italia quell’acquisto sfumato?

Pensavo che il giocatore potesse fare al caso della Juventus. L’attuale tm della Juventus, che all’epoca era uno dei miei segretari, voleva che per i ragazzi dai 16 ai 23 anni facessero vedere una partita da 90 minuti per evitare di arrivare con procuratori e mediatori.  Conoscevo bene Ronaldo, volevo a prenderlo all’età di 17 anni, poi Salas ha rifiutato il trasferimento allo Sporting Lisbona. Ronaldo è uno dei migliori al mondo, ha vinto 5 Palloni d’Oro, è un professionista. Con questo campione anche l’autostima dei compagni aumenta. Inoltre è sano atleticamente e fisicamente, è un campione sia dentro sia fuori dal campo.

– Quant’è importante la gavetta?

In tutte le cose, non solo nel calcio, è importante la gavetta. Servono il percorso e le competenze. Bisogna essere di esempio per i giovani e non è facile. Nel mondo del calcio si buttano tante persone, a volte a livello giovanile non hanno la capacità per poter insegnare ai giovani, mettono nel settore giovanile alcune persone che non riescono a dare un impronta giusta ai ragazzi. Bisogna essere istruttori piuttosto che allenatori, ai ragazzi non puoi insegnare la tattica o la tecnica. 

– Quanto l’ha fortificata l’esperienza che ha vissuto a Napoli?

A Napoli ho fatto la trafila dal settore giovanile alla prima squadra, poi ho avuto tanti infortuni e ho fatto delle scelte diverse. Il calcio non ti dà solo la passione sportiva, ti può aiutare anche in altri settori. Non tutti diventano calciatori, ma il calcio ti toglie dalla strada, ti insegna come affrontare le difficoltà del domani.

– Con la Juventus avete fatto la storia del calcio italiano

Ho avuto la fortuna di avere in quella società. Non è importante solo la squadra in campo ma anche quella fuori dal campo, con Bettega era molto forte anche quella fuori dal campo. Oggi con l’avvento di Andrea Agnelli la Juventus è riuscita a creare una struttura societaria forte.

– Qual è stata la scoperta che le ha dato più soddisfazione?

Per un ds è bello vedere i giocatori cresecere e poi arrivare in Nazionale, è troppo facile prendere un calciatore già conosciuto a 100 mln. Ho avuto la fortuna di sbaglire poco, anche grazie alle persone che stavano con me.

– Lei è stato precursore anche dell’avventura in Cina. Cosa possono dare al calcio di oggi i capitali cinesi?

Ero scettico all’inizio, poi mi sono reso conto che ha una potenza enorme. In Cina in molte discipline sono fra i primi al mondo, nel calcio hanno difficoltà ma vogliono arrivare e non ci vorrà molto, hanno preso allenatori stranieri importanti. In politica si sono messi in testa che entro il 2030 la Cina deve diventare una superpotenza anche nel calcio.

– Cosa si aspetta dal futuro?

Al momento la mia scelta è stata di non lavorare quest’anno, ma se capita un’opportunità buona potrei sfruttarla.