#TripleteDAY- L’essere squadra con la S maiuscola nelle difficoltà

Una macchina perfetta quella guidata da José Mourinho nella stagione 2009/2010,  in cui i dettagli hanno fatto la differenza. Un trionfo strameritato non solo per la forza di ogni individuo ma per il collettivo. L’idea perfetta di cosa vuol dire essere squadra: spirito di sacrificio, l’aiutarsi a vicenda e l’adattarsi nelle difficoltà. In questi due aspetti spunta l’ingrediente segreto di quell’Inter. Proprio in due circostanze di quel campionato si può notare tutto ciò. Nell’ultima gara d’andata contro il Siena: sotto due volte, l’Inter è riuscita a ribaltare tutto. L’impossibile diventava possibile, grazie alla perspicacia, al gran carattere e quella voglia di non arrendersi mai. L’aspetto che l’ha contraddistinta di più è il capire il momento esatto di scatenare tutto il potenziale e portare dalla propria parte la partita e il bottino pieno. Uno dei match, quello contro i toscani, in cui si è capito come l’Inter fosse proiettata a scrivere la storia del calcio italiano e non solo.

Uno spirito “pazzo” da guerriero con la fame di strafare: l’Inter quando accendeva il tasto “compattezza” si esaltava e faceva emozionare. Come nel derby del ritorno, un 2-0 secco in 9 uomini nella partita più importante. Cose da “pazzi”, anzi da “pazza” Inter, non a caso denominata così perché è stato proprio questo termine a cambiare spesso le carte in tavola in quella stagione. Un esempio per tutti, per chi vuole ripartire e mettere in atto il concetto di squadra, quel gruppo lo sintetizzava e spiegava in maniera ottimale.

 

A CURA DI: FRANCESCO QUATTRONE