In testa ha vinto solo il Trapani nello scontro diretto contro il Rende. Pari e patta per tutte le altre, con la Juve Stabia fermata a Vibo, il Catanzaro a Matera ed il Catania a Lentini, nel derby contro la Sicula. Doveva essere la settimana dell’annuncio del nuovo regolamento. E così è stato. Il meccanismo promozioni – retrocessioni non cambierà. Dunque ci saranno tre promosse dai rispettivi gironi più la quarta che uscirà dai play-off. Anche se la novità più interessante è il ritorno al passato, con una probabile serie B nuovamente a 22 squadre. E quindi come si fà a non pensare ai tanto amati sorteggi che potrebbero ritornare così protagonisti, ripescando tre squadre da portare tra i cadetti nella prossima stagione, con criteri ancora tutti da stabilire. Come per incanto, quasi per magia, a tornare protagonisti non sono solo i campionati a 22 squadre ed i ripescaggi ma anche le società che dopo neanche tre mesi non hanno più un euro per andare avanti. Soldi che molto probabilmente mancavano già al momento dell’iscrizione al campionato. Un buco nell’acqua, la solita falla nel sistema che non si riesce a riparare. Non si può continuare a sperare che, come per incanto, le società trovino i finanziamenti quando il risultato è sempre lo stesso: messa in mora da parte dei calciatori, costretti a giocare senza percepire stipendi da oltre tre mesi e la reputazione delle società stesse e dei loro tifosi a picco, così come tutto il sistema. Se non si risolverà in primis l’aspetto finanziario-societario l’armonia del gioco più bello del mondo non potrà mai tornare ad esserci. Regole chiare, dure, severe per tutti e non il solito cesto di Natale. Altro problema che sta venendo sempre di più a galla, o più che altro nel fango, è quello dei terreni di gioco, se così vogliamo chiamarli. Pezzi di terra, con quattro linee tirate giù, sui quali si dovrebbe giocare regolarmente un campionato professionistico. Neanche dovessero disputare la mitica partita aziendale tra scapoli ammogliati con Fantozzi in campo. Venghino loro a giocare su campi del genere. Venghino.
Non è concepibile, al di là delle battute, assistere a partite giocate nel fango, sotto la pioggia, in precario equilibrio ed a rischio infortuni. Difficile trovare in questo momento un terreno di gioco naturale in condizioni accettabili, eccezion fatta per poche eccellenze del girone meridionale come per esempio il “Massimino” di Catania. In tutti gli altri impianti è un problema sempre più grave che impedisce fondamentalmente di poter assistere ad uno spettacolo decente e di poter vedere i calciatori divertirsi, facendo la cosa più bella del mondo. A volte è sembrato invece di assistere a vere e proprie partite di rugby. È necessario dunque, oltre a risolvere le falle del sistema calcio, ripristinare i terreni in maniera regolare; che poi essi siano di erba naturale o sintetica questo è un altro tipo di ragionamento. I nostalgici, i romanticoni, preferiscono il terreno di gioco in erba naturale ma i costi per la manutenzione sono nettamente superiori. Mentre i sostenitori del “sintetico”, gli innovatori, evidenziano come ci sarebbero vantaggi in primis proprio di natura economica, ed inoltre aiuterebbe a godere di uno spettacolo migliore e probabilmente abbasserebbe anche il rischio di infortuni per i calciatori.
Molte squadre, soprattutto al nord, già da anni sono andate in questa direzione (Novara e Cesena hanno fatto da apripista nel 2011) ma anche al centro sud ci sono società, vedi il Potenza di recente o la Juve Stabia già da qualche anno, che hanno iniziato ad investire sui manti erbosi di quinta generazione. Il vantaggio più importante è che si potrebbe soprattutto parlare solo di calcio senza trovare alibi e sterili polemiche.
E pazienza se non sentiremo più il profumo dell’erba. Tornando a parlare di quella che sarà invece l’ultima giornata prima di scartare i regali sotto l’albero, lente d’ingrandimento proprio al “Viviani” dove si sfideranno Potenza ed una Casertana che ritrova il suo presidente, Giuseppe D’Agostino, tornato sui suoi passi dopo l’incontro in municipio con il sindaco Carlo Marino. Stoppata la vendita del club. Si va avanti con la speranza che ora si possa pensare e parlare solo di campo e non più di fattori esterni che stanno complicando una stagione che doveva essere reale attorno alla Reggia.
La capolista Juve Stabia, il Catania, il Rende ed il Catanzaro, giocheranno tutte in casa (rispettivamente contro Matera, Cavese, Viterbese e Siracusa) e proveranno così a sfruttare il turno interno per staccare definitivamente le altre ed andare in fuga al giro di boa.
Non si giocherà invece il derby calabro tra la Reggina e la Vibonese. Questo a causa della decisione di scioperare, presa nelle ultime ore dai calciatori amaranto sostenuti dall’assocalciatori ( A.I.C) a causa dei mancati pagamenti degli stipendi di questi mesi. La situazione in riva allo stretto era diventata insostenibile già da inizio estate. Una telenovela infinita che aveva già fatto capire quale sarebbe stato il finale. Nessuna intenzione di sostenere le difficoltà nel club, nessuna figura in grado di poter acquistare la società per rilanciarla. Così la decisione di non allenarsi, di non giocare, da parte dei calciatori. Con altre penalizzazioni in arrivo dopo che il club ha bucato la scadenza del 17 dicembre per quanto riguarda come detto i pagamenti degli stipendi ma anche i contributi Inps e le ritenute Irpef di settembre e ottobre. Un comportamento recidivo che comporterebbe un’ulteriore penalizzazione di -6 che si aggiungerebbe al pressoché certo -2 dovuto al mancato pagamento dei contributi di luglio ed agosto. Un Natale da incubo. Un destino segnato per i calabresi.
Matteo Pirritano