Longhi al giovedì – Un amore mai sbocciato

Ci si chiede perché a Napoli ci sia una frattura così evidente tra De Laurentiis e una parte della tifoseria. Questo sicuramente non fa bene all’ambiente e neanche alla squadra perché questa idiosincrasia è come se creasse una certa tensione percepibile anche dallo spogliatoio. Ma da dove nasce? Soprattutto da due motivi: da diverse dichiarazioni inopportune e sgradevoli del presidente nei confronti dei napoletani e dalla sensazione che il produttore cinematografico non voglia vincere. Sulle dichiarazioni infelici rilasciate a mezzo stampa, l’ultima è di ieri, allorché ha affermato che i napoletani invidierebbero il Nord. Ma su quali basi affermare una cosa del genere? Già non corre buon sangue tra lui e una parte del tifo, dichiarazioni simili affondano ancora di più il dito nella piaga esacerbando ulteriormente gli animi. Sul mercato, sebbene si sia appena chiusa una campagna acquisti in cui il club ha mantenuto tutti i pezzi pregiati aggiungendo elementi di spessore in grado di alzare il livello di competitività dell’organico, la tifoseria non si professa soddisfatta. Ci si era illusi sull’arrivo di James Rodriguez, che sembrava un affare in dirittura d’arrivo tant’è che molti giornalisti parlavano di ufficialità imminente, e su quello di Icardi, per il quale pareva che De Laurentiis fosse disposto a svenarsi ma mancava la convinzione da parte del giocatore. La sensazione è che, con l’approdo di almeno uno dei giocatori succitati, ci sarebbe stato un altro tipo di entusiasmo, invece, l’aria che si respira è quella di sempre: “La società si accontenta del secondo posto”. Ai napoletani va dato un motivo per sognare, non va dimenticato che sono sempre quelli che riempirono il San Paolo alla prima partita in serie C contro il Cittadella, perché avevano capito che per ripartire serviva anche il loro aiuto, che sanno come rendere incommensurabile. Il tifoso è tale perché vuole vincere, non fa il contabile o il commercialista, non si accontenta di eccellere in altri campi che non siano quelli di gioco.
Nonostante i prezzi accessibili, se la piazza di Napoli ha risposto con pochi abbonamenti, è proprio perché si rende sempre più conto che il sogno di vincere si allontana e che il gap con la Juve si allarga mentre ce ne sono altre che provano a colmarlo, si pensi all’Inter. Questa è l’interpretazione da dare al basso numero di abbonati, non tanto alle pay tv che inducono il tifoso a vedere le partite seduto comodamente sul divano di casa. Sicuramente le piattaforme televisive incidono, come la fatiscenza degli stadi, il San Paolo presenta una miriade di disagi nonostante i lavori per le Universiadi, meglio tralasciare la sconfortante querelle sugli spogliatoi non ancora pronti, e pensare che tra due giorni ci dovrebbe essere Napoli-Sampdoria. Qual è, dunque, il rimedio per far tornare la passione a Fuorigrotta? I risultati, qualora ne arrivassero di performanti, si riaccenderebbe un entusiasmo tale da far tornare file interminabili ai vari ingressi dello stadio, qui sta anche la bravura di Ancelotti che, in questo secondo anno, deve dare quel quid in più in ossequio al suo pedigree. Chissà se si rimarginerà mai la frattura tra De Laurentiis e una consistente parte della tifoseria, sicuramente i napoletani devono essergli grati per la crescita che ha avuto il club in questi 15 anni. Si è partiti dalla serie C arrivando a giocare stabilmente in Champions e a lottare per lo scudetto. Questa ascesa è stata anche figlia della lungimiranza del presidente che ha dei meriti evidenti e solo un disonesto intellettualmente li può negare. Ciò che gli si imputa è il fatto che, proprio quando sembra mancare l’ultimo passo per assurgere più in alto di tutti, venga puntualmente meno, ormai sono in molti ad interpretare questo come il segnale di una volontà di non avvicinarsi mai a quel fatidico e agognato passo.

A cura di Maurizio Longhi