COME GESTIRE L’ANSIA. “Che ben venga la preoccupazione, che significa occuparsi prima del problema, ciò che bisogna combattere è l’ansia. Se, per esempio, vado a fare un esame e non so un tubo, c’è tanta paura, se invece sono preparato, mi sento convinto e motivato. Prima di una gara importante, la chiave è quella di spiegare ai giocatori molto chiaramente quello che devono fare, meno parli degli avversari e meglio è, soprattutto se sono forti”. E’ proprio così, si può fare l’esempio sempre di uno studente universitario. Se pensa che il docente con il quale deve sostenere un esame è duro e intransigente, si crea solo un alibi. Concentrandosi sulla sua preparazione, allora vedrà tutto da un’altra prospettiva.
COME GESTIRE UN GRUPPO. “Tutti i giocatori vogliono giocare. Quando dai la formazione, hai undici giocatori contenti e quattordici delusi. Uno strumento per neutralizzare la delusione è il dialogo, sia individuale e sia quello che un giocatore tiene con altre figure dello staff, con le quali ci si confida più facilmente. Un gestore non deve mai imporre le proprie idee, ma cercare il coinvolgimento e la partecipazione di tutti. Per coinvolgere le persone, bisogna avere la capacità e la forza di delegare”. Chi gestisce un gruppo, deve avere ben chiaro che ci sarà qualcuno insoddisfatto, per i motivi più disparati, nel calcio solitamente succede quando si gioca poco. Non c’è modo migliore del dialogo per far sì che una persona non perda mai fiducia in se stessa e si faccia trovare pronta quando avrà la sua chance.
IL LEADER CALMO. “Il carattere te lo formi con le esperienze e con gli esempi seguiti da giovane. Dicono che sono calmo, tranquillo e misurato, tante volte questo diventa un limite perché ti chiedono di essere il contrario di ciò che sei e di usare la frusta. Ti fanno pesare anche il fatto di avere ottimi rapporti con i giocatori. Non posso essere diverso, non sarei credibile provando ad essere un altro e la credibilità è tutto, soprattutto quando devi costruire rapporti con gli altri. Alla base c’è proprio il rapporto con le persone, indipendentemente dai loro ruoli. Tutti dobbiamo sentirci sullo stesso piano, sia che si parli con Cristiano Ronaldo e sia con l’ultimo dei magazzinieri. Una persona non è il ruolo che ricopre, ad esempio, io non sono un allenatore, faccio l’allenatore. Perché un rapporto sia di pari livello, bisogna anche saper ascoltare”. Si può racchiudere tutto questo in tre parole chiave: intelligenza, umiltà, umanità.
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