Il calciomercato si è chiuso ma continua a tenere banco. Nel post-gara di Napoli-Sampdoria, dopo le dichiarazioni rilasciate da Ancelotti, ormai si pensava che già il giorno dopo sarebbe arrivata l’ufficialità del passaggio di Hamsik in Cina. Tanti erano stati i messaggi di addio verso un giocatore che, in dodici anni, ha dato tantissimo alla maglia azzurra fino a diventarne capitano. Tutti i napoletani hanno voluto omaggiare un giocatore simbolo, arrivato a Napoli ventenne imponendosi subito all’attenzione da diventare l’oggetto del desiderio di Milan e Juve che, però, si sono scontrate con la volontà dello slovacco di non lasciare Napoli. Per questo e per tanti altri motivi, la tifoseria napoletana nutrirà sempre una immensa ammirazione verso Hamsik, ed era dura accettarne l’addio, già galoppava una certa nostalgia. Ci si chiedeva, poi, perché darlo via senza poterlo surrogare, ci sta che il ciclo di un giocatore arrivi al capolinea, soprattutto dopo dodici anni di permanenza, ma una società seria deve farsi trovare pronta con un sostituto adeguato. Anche perché Hamsik, pur non essendo più quell’elemento che sembrava indispensabile e senza il quale la squadra perdeva la metà della sua forza, aveva dimostrato proprio contro la Sampdoria di poter essere ancora importante anche per il Napoli di Ancelotti grazie alla sua intelligenza tattica e all’immensa qualità che alberga nei suoi piedi. Proprio quando ci si era ormai preparati al suo addio, la società azzurra ha diramato un comunicato spiazzante in cui scrive di “soprassedere alla cessione di Marek Hamsik ai cinesi poiché le modalità di pagamento della cifra pattuita non collimano con gli accordi precedentemente raggiunti”. Tralasciando la perplessità che può suscitare il fatto di leggere di “cessione ai cinesi”, perché creare questo pasticcio? Era inopportuno cedere Hamsik senza sostituirlo, così come è stato inopportuno annunciarne l’imminente cessione per poi “soprassedere”. Cui prodest? Lo slovacco è un professionista e, dovesse restare a Napoli, sicuramente lo farà dando il massimo, ma quanto conviene tenere un giocatore ormai entrato nell’ottica di sbarcare in un altro continente?
Ma le vicende di calciomercato sembrano aver lasciato strascichi anche in casa Juventus. Nel caso dei bianconeri, la domanda è se sia stato opportuno o meno privarsi di Benatia senza trovargli un sostituto adeguato. L’interrogativo si è fatto ancor più pressante dopo i sei gol che la squadra di Allegri ha subito nelle ultime due partite contro Atalanta e Parma facendo scattare un campanello d’allarme. È emerso quanto possa pesare in termini di equilibri difensivi, rimanere orfani sia di Bonucci che di Chiellini dal momento che, al centro della difesa, non ha funzionato né la coppia Rugani-De Sciglio, vista a Bergamo, né Rugani-Caceres schierata contro il Parma. Probabilmente, dal momento che gli infortuni di Bonucci e Chiellini si sono rivelati meno gravi del previsto, la società sabauda ha ritenuto di non avere l’esigenza di fiondarsi sul mercato per dotare l’organico di un altro difensore, anche Allegri si era espresso favorevole solo al ritorno di Caceres. Soprattutto dopo le ultime due prestazioni deludenti, si è montato un caso sulla sorprendente perforabilità difensiva della Juve accusando la società di essersi fatta trovare impreparata sul mercato. Ma, con la Coppa Italia sfumata e uno scudetto ipotecato già da mesi, la Juve ha un solo grande obiettivo stagionale: quello di conquistare la Champions. Quanto potrà incidere il fatto di non aver sostituito adeguatamente Benatia? La risposta è zero, solo che da quello che si sente, pare che l’organico abbia perso chissà quanto in termini di competitività. La Juve è dotata di un organico mostruoso, dove non esistono titolari, sicuramente attrezzato per puntare alla vittoria della Champions, sarebbe controproducente e fuorviante seguitare a manifestare disapprovazione come se l’operazione Benatia fosse l’origine dei mali.
A cura di Maurizio Longhi