Longhi al giovedì

All’indomani della finale di Supercoppa Italiana (anche se lo scenario era saudita) tra Juve e Milan, è scontata la scelta sull’argomento dell’editoriale, troppo scontata? Mi farò perdonare – almeno spero – con i punti che tratterò nell’articolo. Prima di tutto, ci sarebbe molto da dire sulla decisione di giocare una finale tutta italiana in un Paese in cui la democrazia è un concetto molto astratto. Grida ancora vendetta il caso del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso barbaramente nel consolato saudita ad Istambul, reo di essere inviso al potere per i contenuti dei suoi editoriali. Una vicenda di cui si è parlato troppo poco ma sulla quale, invece, si sarebbe dovuta fare più luce perché emergessero le ombre di alcuni Paesi in cui il dissenso viene represso con il sacrificio di vite umane. Assurdo piegarsi alle logiche economiche ed esportare un evento italiano, come la finale di Supercoppa, lì dove non ci si sarebbe dovuti neanche accostare per amore verso i valori della libertà e della dignità della persona. In campo, comunque, non c’è stato un grande spettacolo, i ritmi non si sono mai alzati sul serio e la Juve è andata a nozze, avendo la capacità di trovare il gol e anestetizzare le partite. Per riuscire a contrastare Madama, bisogna giocare a ritmi elevati, altrimenti la si può tenere testa, come ha fatto il Milan, uscendo comunque con una sconfitta sul groppone. Nella prima frazione di gioco, il pari era il risultato più giusto, non si era vista tutta la differenza di punti che c’è in campionato, nella ripresa, dopo il brivido per la porta bianconera con la traversa di Cutrone, la musica è cambiata. La Juve, che già controllava il gioco con un possesso palla insistito, ha trovato il gol sfruttando un inserimento in area di Cristiano Ronaldo con la retroguardia rossonera un po’ statica nell’occasione, poi l’espulsione di Kessié ha inciso tantissimo perché ha costretto il Milan a giocare in inferiorità numerica nella fase più delicata della partita. La Juventus, come è abituata a fare, l’ha messa sulla fisicità rischiando il meno possibile, anche se non si sarebbe potuto gridare allo scandalo se Banti avesse concesso un rigore agli uomini di Gattuso per l’intervento scomposto in area di Emre Can su Conti.
La frustrazione nasce da questo, se il Milan, che lotterà fino all’ultimo in campionato per arrivare quarta pur avendo un organico meno competitivo delle altre pretendenti, si vede anche penalizzata da scelte arbitrali contro la capolista indiscussa del proprio campionato, che cannibalizza da otto anni, allora era difficile ipotizzare un esito diverso. Legittimo, dunque, il rammarico in casa Milan, mentre la Juve dimostra comunque di essere la più forte in Italia, del resto non si collezionano vittorie di campionati e Coppe Italia se non si hanno valori importanti. Chi avrebbe potuto recitare un ruolo diverso nella finale di Gedda era Higuain, partito dalla panchina a causa dell’influenza (ma un campione rinuncia a giocare dal primo minuto una finale per l’influenza?) e schierato in campo solo negli ultimi venti minuti restando sempre ai margini del gioco. La verità è che pare proprio che ormai stia calando il sipario sulla sua breve esperienza in rossonero, c’è il Chelsea di Sarri pronto ad accoglierlo, la sua intenzione sembra proprio quella di lasciare l’Italia e trasferirsi a Londra per mettersi a disposizione di un tecnico con cui ha un feeling speciale. Si attende l’ufficialità del trasferimento del Pipita, che dovrebbe arrivare a meno di clamorose sorprese (difficilmente ci sarà un altro caso Dzeko con un trasferimento dato per imminente e poi sfumato), dovesse essere tutto confermato, l’argentino non lascerebbe un ottimo ricordo di sé a Milano. Si sperava che, con un attaccante del calibro di Higuain, il cui valore non può essere messo in discussione, il Milan avesse trovato finalmente ciò che cercava, invece, continua la maledizione dei numeri 9, la speranza è che chi sostituirà l’argentino (Piatek resta la prima scelta), abbia un rendimento migliore. Per il momento c’è Cutrone che, ad onta della sua giovane età, sta dimostrando già affidabilità, maturità e fiuto del gol.