Italia, un fallimento partito da lontano

Ancora non ci possiamo credere, ma la realtà dice che siamo fuori dal mondiale per la seconda volta consecutiva. 
Non ci sono parole per giustificare ciò:  fallimento totale. 
Si pensava già al Portogallo, la presunzione e la troppa arroganza nell’affrontare un avversario, la Macedonia del Nord, come se non esistesse, insomma si considerava già una vittoria facile. Tra tutte le cose che manca alla Nazionale è l’umiltà in alcune circostanze, come contro i macedoni. Poca cattiveria e troppa superficialità. 

Ma questo fallimento arriva da lontanissimo. Diciamocelo chiaramente, il nostro calcio è finito nel 2006, lì abbiamo raggiunto l’apice per poi crollare in modo tragico. Non esistono più i campioni che hanno valori e danno il 101 per cento in campo. Tutti esaltati, e poi l’errore più grave non cresciamo più i futuri talenti italiani. In questo modo, dove si vuole andare? Non è, quindi, una casualità l’uscita per la seconda di fila al mondiale ma un problema che ci proseguita da anni: puntare sul settore giovanile. 
Se no si cambia rotta in modo serio, qui si precipita sempre più in basso. Il fondo è stato toccato, servono idee concrete e attuarle non facendo parole, ma fatti. 
Ora basta. 

A cura di Francesco Quattrone