ESCLUSIVA – Verde, il suo primo allenatore: “Dai 63 gol a quella promessa, vi racconto Daniele”

25 anni da compiere il prossimo 20 giugno ma già otto maglie cambiate in carriera. Un girovago dal sinistro raffinato, Daniele Verde, che oggi sta contribuendo ad alimentare le speranze salvezza dello Spezia di Vincenzo Italiano. Per conoscerlo al meglio, abbiamo ascoltato le parole di Luigi Pignalosa, ex istruttore della Scuola Calcio Pigna di Napoli che lo ha visto crescere calcisticamente.

Oggi Daniele si sta pian piano prendendo il palcoscenico della serie A, dopo aver dovuto anche fare esperienze fuori dall’Italia. Tra i pari età della scuola calcio, invece, si vedeva già la sua qualità?

“Assolutamente sì, in un anno arrivò addirittura a segnare 63 reti. Giocava affianco ad una punta, nelle vesti di ‘falso nueve’. Per le caratteristiche tecniche e caratteriali di cui era dotato, dovevi lasciargli fare ciò che si sentiva di fare”.

Quali erano i suoi punti di forza? C’era qualcosa in cui eccelleva particolarmente?

“Gli piaceva molto partire dalla destra ed accentrarsi, per calciare a giro in porta. Una specie di Insigne moderno, però a piede invertito”.

C’è una frase o un gesto curioso e particolare che ricordi di Daniele?

“Ci fu un anno in cui arrivammo a lottare per i play off e quindi andammo a giocare un match importante a Posillipo. Lui mi promise: ‘Mister, tranquillo: oggi ne segno quattro e vinciamo’. Quella partita finì 4-3, le nostre reti, ovviamente, le segnò tutte lui. Ci tengo a sottolineare che aveva 13 anni…”.

In carriera ha giocato sia da esterno sinistro che destro: con te dove giocava? Qual è secondo te la sua posizione ideale in campo?

“Lui giocava da esterno destro nel mio 4-4-2, ma gli lasciavo la libertà di esprimersi come preferiva. Spesso lo travo anche a sinistra. Se gli avessi ‘imposto’ di giocare in un certo modo, probabilmente non avrebbe reso al meglio. Se magari agli altri bambini dovevo dare indicazioni tattiche, chiaramente nei limiti, con lui bastava pronunciare una parola”.

Raccontami cosa successe quando entrò nel mirino della Roma, dai primi interessi fino al momento della firma.

“La Juventus lo ha seguito a lungo, il signor Varriale è venuto spesso a visionarlo durante gli allenamenti. Tuttavia non mi ha mai dato certezze, Daniele era un ragazzo che doveva ancora maturare pienamente. Poi un giorno Stefano Palmieri, capo scout della Roma, ha chiamato il nostro compianto direttore Gianni Troiano per chiedergli di Daniele. Dopo averlo visionato a Roma, con il gruppo di ragazzini che avrebbe poi allenato Vincenzo Montella, Bruno Conti strinse un accordo per assicurarsi le sue prestazioni una volta compiuta l’età per uscire dalla regione. A Daniele bastarono uno stop ed un passaggio per conquistarli. Conti disse addirittura che si rivedeva in lui… Qualche mese dopo chiese di lui anche la Fiorentina, ma ormai c’era un accordo con i giallorossi e lo rispettammo”. capo scout della Roma, ha chiamato il nostro compianto direttore Gianni Troiano per chiedergli di Daniele. Dopo averlo visionato a Roma, con il gruppo di ragazzini che avrebbe poi allenato Vincenzo Montella, Bruno Conti strinse un accordo per assicurarsi le sue prestazioni una volta compiuta l’età per uscire dalla regione. A Daniele bastarono uno stop ed un passaggio per conquistarli. Conti disse addirittura che si rivedeva in lui… Qualche mese dopo chiese di lui anche la Fiorentina, ma ormai c’era un accordo con i giallorossi e lo rispettammo”.

Alcuni problemi fisici lo stanno costringendo ad essere poco costante, ma se dovesse trovare la giusta condizione, potrebbe diventare un rimpianto dei giallorossi?

“Io sono ovviamente di parte, anche se non sento il giocatore da molto tempo, ma spero che possa diventare un rimpianto della Roma. Lui e la sua famiglia, persone straordinarie, lo meritano. Credo davvero che, magari con un po’ di fortuna in più, avrebbe potuto vivere una carriera migliore. Resta in ogni caso un ragazzo del ’96, può giocare ancora tanti anni”.

Ferdinando Gagliotti