Come preparò la radiocronaca di Inter-Bayern Monaco del 2010? “Sinceramente non preparai nulla. E ti dico pure il perché: in una finale di Champions League con tutte le emozioni che ci sono è difficile studiarsi qualcosa. Soprattutto se di fronte al Bayern Monaco dei campioni c’è una squadra italiana altrettanto forte e corazzata come l’Inter, con una moltitudine di tifosi giunti in uno stadio magnifico come il “Santiago Bernabeu” che avrebbero assistito ad una delle pagine più straordinarie del calcio nostrano. Proprio per tutti questi fattori c’è poco da elaborare. C’è soltanto da raccontare quello che vivi, senti e vedi.”
Fu protagonista di un curioso e simpatico aneddoto riguardo la partita Dinamo Kiev-Inter: l’allora allenatore dell’Inter Mourinho rimase colpito da modo in cui raccontò il gol di Sneijder. “Si. In sostanza venni a sapere, dall’allora Capo Ufficio Stampa dell’Inter, che Mourinho aveva messo come suoneria dei messaggi il racconto del gol di Sneijder a Kiev. Quella rete fu decisiva perché consentì ai nerazzurri di proseguire il cammino, altrimenti non avrebbero superato la fase a gironi. E rimase elettrizzato dall’enfasi con cui narrai la marcatura. Poi, però, nella conferenza stampa post Chelsea-Inter feci notare a Mourinho che, tra la gara di andata e quella di ritorno, ci potevano stare due rigori a favore dei Blues. La domanda lo irritò moltissimo tant’è che lasciò la sala stampa ed eliminò di conseguenza anche la suoneria (ride ndr).”
Questo aneddoto lo scrive nel suo libro <<Inter, quella notte>>. “Più che il cammino dell’Inter racconto la notte della finale ed in particolare la partita pazzesca con il Barcellona. Tutto ciò per dimostrare ancora una volta che il calcio è pura magia.”
Possiamo definire la gara Juventus-Atletico come un’impresa o è stata ordinaria amministrazione per i bianconeri? “E’ assolutamente un’impresa. In primis dal punto di vista sportivo, perché quando perdi 2-0 fuori casa ribaltare quella situazione è un problema. Poi perché di fronte avevi una squadra come l’Atletico che non prende gol così facilmente. Allegri ha voluto stupire tutti con effetti speciali, per esempio la scelta di Spinazzola, sminuendo alla fine le critiche che gli erano state mosse dopo il match di andata. Davvero un’impresa con la “I” maiuscola.”
Spostandoci su palcoscenici minori come quello che ha visto protagonista la magica cavalcata del Cosenza verso la promozione in B tramite playoff. Una squadra che era data per spacciata già al primo turno e che ad inizio stagione lottava per non retrocedere. Cos’è successo nello spogliatoio? “A volte si creano delle alchimie fantastiche. E’ il calcio trascendentale, che si eleva ad arte. Quando l’allenatore entra in piena sintonia con i suoi calciatori e c’è questo transfert, non solo di intenti, ma emotivo che ti consente di lavorare meglio e di dare il massimo di quello che tu disponi. Trovo tutto ciò abbastanza naturale, perché sono logiche conseguenze di un insieme di fattori che ti portano a raggiungere determinati obiettivi. Ci sono delle alchimie, dei processi chimici (ride ndr)”. Possiamo definirla come una favola da mille e una notte… “Si. E speriamo ci sia il lieto fine in questo campionato, che il Cosenza riesca a salvarsi. Non solo per la mia città, ma per l’intera piazza che merita davvero palcoscenici e serate come quelle che regala la serie B.”
E’ stata fin qui una stagione 2018/2019 straordinaria, esaltante per i rossoblu. “Sembra una squadra in ascesa, convinta. Con un allenatore che dovrà fare il salto definitivo: cioè, le partite quando si è in vantaggio bisogna portarle a casa. Va bene il bel gioco, la spettacolarità e tutto, però ciò che conta è la vittoria.”
Cosenza-Brescia, finita 2-3 racchiude, perfettamente il concetto da lei espresso. “Esattamente. Perché se sei avanti di due reti contro il Brescia la sfera la devi buttare in tribuna quando vieni pressato. Paradossalmente non giochi più a calcio.”
L’avvento delle nuove tecnologie come ha cambiato il modo di impostare la radiocronaca? “Può essere anche cambiata la radiocronaca, che si è andata evolvendosi di pari passo con il calcio, e quindi è andato mutandosi di conseguenza il modo di raccontarlo alla radio. Però non esiste mezzo che abbia potuto beneficiare delle tecnologie che abbiamo a disposizione oggi, perché la radio non svanirà mai. Anzi, sono le nuove tecnologie che si mettono a disposizione di essa. Tutto questo giova all’immediatezza del mezzo e alla capacità di dare notizie nel più breve tempo possibile. Basta un click e sei in onda con il mondo. Tutto questo, la rende il mezzo più facilmente fruibile dalla stragrande maggioranza delle persone. Proprio a fondamento di questo non lascerò mai la radio. ”