Davide Dionigi

ESCLUSIVA – Intervista a Davide Dionigi: “Van Basten miglior attaccante di tutti i tempi, Corazza la punta moderna per la Serie C”, infine sul suo futuro da allenatore…

Nella giornsta odierna la redazione di Calciomercato Report ha avuto il piacere di interagire con Davide Dionigi, ex attaccante di Milan, Fiorentina, Napoli e Sampdoria tra le tante. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, ha deciso di dar seguito al suo amore per il calcio, facendo diverse esperienze come allenatore, tra le quali spiccano quelle con Juve Stabia e Catanzaro. Noi ringraziamo di cuore Davide per la sua disponibilità, augurando a tutti voi una buona lettura.

Buon pomeriggio Davide, noi tutti la ringraziamo per la sua immensa disponibilità. Innanzitutto vorremmo partire da quello che è l’argomento del giorno, ovvero il ritorno di Zlatan Ibrahimovic al Milan. Dal momento in cui lei nel corso della sua lunga carriera hai vestito la maglia del Milan, cosa ne pensa del ritorno dello svedese in maglia rossonera? Inoltre, pensa possa ancora dire la sua e soprattutto, a suo avviso potrebbe essere un affare a medio-lungo termine?

“L’augurio è che possa ancora dire la sua, ma non so quanto l’attuale Ibrahimovic possa essere determinante. Sostengo ciò, non perché metto in discussione la classe del giocatore, ma prendendo in considerazione l’età e le difficoltà che come sempre può comportare un campionato come quello italiano, nonostante lui lo conosca abbastanza bene. La vera incognita di questa trattativa è l’utilità del calciatore, la quale si vedrà durante lo scorrere delle settimane. Non penso sia un investimento a medio-lungo termine, ma penso più che sia stata una scelta per prendere atto delle sue condizioni, anche perché si è consapevoli che quando si arriva al ridosso dei quarant’anni, lo stato fisico e psicofisico del giocatore risultino i fattori più importanti in un calciatore. Infine, ritengo che la scelta di un contratto di sei mesi, con opzione per la stagione successiva, sia perfetta oltre che una delle mosse più azzardate da parte della società”.

Cambiando tematica invece, vorremmo domandarle, al netto degli attaccanti presenti al giorno d’oggi in Italia, tra il campionato di Serie A e Serie B, quali di essi preferisce? Inoltre potrebbe stilarci una top 5 di attaccanti, che rispecchiano il suo attaccante ideale?

“Innanzitutto vi è da fare una premessa, ovvero che la tipologia di attaccante moderno è cambiata, rispetto a quella che si preferiva nel corso della mia generazione, o anche all’attaccante che rispecchiavo io, ovvero, la classica prima punta d’area di rigore. Oggi, l’attaccante deve avere nel suo DNA tutte e due le fasi, deve staccare anche fuori l’area di rigore, deve essere più completo e forse si vira sempre più verso un profilo che abbia meno centimetri d’altezza, questa almeno è la premessa. Ma se uno riuscisse ad abbinare prestanza fisica, atletica oltre che l’altezza, si tratterebbe di un campione e di un fuoriclasse. Personalmente, l’attaccante moderno che a me più piace è Immobile, vedi anche il suo exploit e coronamento dopo alcune stagioni con la Lazio. Anche Lukaku è bravo nel abbinare alla prestanza fisica la velocità che deve avere un attaccante moderno. Dzeko nonostante sia un campione e segna tanto, non è uno degli attaccanti che io gradisco, viste le sue caratteristiche. Al contrario, se io dovessi allenare a grandi livelli, desidererei di avere un attaccante come Muriel, perché stagione dopo stagione si va verso una nuova tipologia di attaccante, rispetto all’attaccante Boa che si preferiva fino a pochi anni fa”.

Prendendo in considerazione due delle caratteristiche citate poc’anzi da lei, ovvero, prestanza fisica e centimetri importanti per quanto concerne l’altezza, ci fa venire in mente un po’ Haaland. Lei sarebbe felice se il giocatore potesse approdare nel nostro campionato, magari alla Juventus, una delle compagini più vociferate per il suo futuro, oppure nell’Inter?

“Certo rispecchia queste caratteristiche, però ricordiamo che l’attaccante deve fare al caso della squadra in cui approda. Si spera possa venire in Italia, ma vista la sua giovane età bisognerebbe poi dare un’occhiata al suo rendimento. Ovviamente bisogna sottolineare, che negli ultimi anni i top player hanno voglia di venire a giocare nel nostro paese, confronto a qualche anno fa, quando i nostri campionati hanno subito una svolta in negativo, ed un po’ ne ha risentito il nostro calcio”.

Riavvolgendo il nastro e tornando alla seconda domanda, lei ha parlato di Immobile e Lukaku. Per quanto concerne questi due giocatori, vorremmo fargli due domande ovvero: la punta laziale può essere l’attaccante giusto e titolare della nazionale italiana, che in estate dovrà riaffermarsi sotto la guida di Roberto Mancini? Per quanto riguarda il belga invece, lei rispetta le dichiarazioni di Wanda Nara, la quale ha voluto mettere a confronto il suo assistito, Mauro Icardi, con l’ex Manchester United?

“Per quanto riguarda Immobile, non posso far altro che rispondere in positivo, affermando che potrebbe essere l’arma vincente per la nazionale italiana, indubbiamente. A mio avviso al momento è l’attaccante italiano più completo, che abbiamo a disposizione, senza comunque dimenticare i vari Belotti, Berardi, Caputo ed anche Petagna. Ma, confronto a quest’ultimi, lui è il migliore a disposizione di Mancini. Per quanto riguarda la seconda domanda, non sono assolutamente d’accordo con ciò che ha dichiarato Wanda Nara, perché secondo me Lukaku è un giocatore più funzionale ad un gioco di squadra, ovvero quello di Conte. Perciò penso che la scelta del cambio di punta in estate da parte dell’Inter, sia stata presa dal tecnico ex Juventus, perché molto spesso lui predilige giocatori che possano giocar bene ed offrire tanto al suo undici, e non giocatori solisti, come la punta argentina”.

Viste anche le sue diverse esperienze come allenatore, duranti le quali ha seduto su diverse panchine di categorie minori, anche se a nostro avviso non lo sono, quali sono gli attaccanti che maggiormente vorrebbe avere in rosa, se dovesse tornare ad allenare in Serie C o Serie D?

“Penso che al giorno d’oggi, Corazza della Reggina sia l’emblema dell’attaccante moderno, quello di cui parlavo poco fa, ovvero la punta che tutti gli allenatori di queste categorie vorrebbero, viste le sue caratteristiche. Ad esempio, sono presenti anche alcuni vecchi volponi, come si suol dire, quali Infantino e Maccarone che in questi campionati riescono a segnare e fare la differenza. Io se dovessi sedere in questo momento su una panchina di Serie C, vorrei avere un giocatore come Corazza o Reginaldo, ma scavando a fondo direi anche Bubas della Vibonese. Ovviamente è difficile fare mente locale e ricordarseli tutti in un solo istante, ma penso che ogni allenatore prediliga un attaccante, capace di fare entrambi le fasi”.

Rimanendo in tema “punta”, dal momento in cui è stato il ruolo da lei interpretato per diverse annate, andando indietro con gli anni qual è stato il suo attaccante preferito o i suoi tre centravanti che più ti son piaciuti?

“Parlando di attaccanti prime punte, io ho avuto il piacere di giocare con due degli attaccanti più forti in tutto il panorama mondiale. Il primo è Marco Van Basten, con il quale ho avuto modo di allenarmi e giocarci assieme, perciò penso che ad oggi non avrebbe prezzo. A mio avviso è un giocatore irraggiungibile per qualità tecnica, qualità fisica, come visione di gioco ed inoltre era un attaccante capace di far giocare la squadra, in poche parole era completo. Al secondo posto inserirei Omar Batistuta, perché ho giocato al suo fianco, perché nonostante non avesse la stessa qualità tecnica del primo, era dotato di una forza della natura. Continuando a parlare di attaccanti che hanno giocato durante la mia carriera in Serie A, come terzo ed ultimo nome faccio quello del fenomeno Ronaldo, dal momento in cui era un giocatore stratosferico e forse sarebbe una tipologia di punta molto funzionale al calcio d’oggi”.

Infine, vorremmo domandarle se da due stagioni a questa parte, visto il suo addio alla panchina del Catanzaro, ha ricevuto offerte importanti?

“Vorrei precisare che nella scorsa stagione è stata una mia decisione quella di non allenare, causa motivi famigliari, perciò ho deciso di prendermi un anno sabbatico, perché altrimenti mi sarei potuto sedere su più di una panchina. Quest’anno invece speravo di partire da inizio campionato, ma non si è concretizzato nulla. Fino ad oggi ho avuto due o tre possibilità importanti per allenare, ma nel momento in cui queste squadre dovevo approdare io, queste squadre hanno cominciato a vincere e per ovvi motivi sono saltate queste occasioni. In altre due opportunità ho preferito rifiutare la destinazione, perché vorrei rientrare in un ambiento che possa sentire mio, piuttosto che addentrarmi in situazioni pericolanti, dove si termina con il pagarle in negativo e le quali non ti portano a nulla di concreto”.

Vorrebbe tornare in Serie C, e soprattutto aspira ad approdare in Serie B? Inoltre, dal momento in cui è anche passato per il sud, sia come calciatore che allenatore, con le maglie di Bari, Andria e Taranto, con quest’ultima sia sul campo che in panchina, le piacerebbe tornare nel meridione per guidare una squadra del mezzogiorno d’Italia?

“Io devo tanto al meridione, sia come giocatore che come allenatore, perché ho ottenuto ottimi risultati sia con Taranto, con Regina che con il Catanzaro. Ovviamente la mia speranza è quella di salire in Serie B, ma oggi penso che l’importante per un allenatore sia guardare l’ambiente in cui si va ad allenare, non la categoria e tanto meno il blasone. Sostengo ciò, perché preferirei approdare in un club meno acclamato dove si ha la possibilità di lavorar bene, al contrario che gettarmi in luoghi dove il blasone è elevato, ma non vi sono delle basi societarie. Per quanto concerne la Puglia, io mi sono trovato benissimo, perché ho allenato due anni a Taranto ed inoltre ho giocato con Andria e Bari, quindi mi piacerebbe ritornarci. Nonostante ciò, ripeto, vorrei tornare in club dove sia presente una società sana, perché altrimenti rischio di bruciarmi e potrei gettare al vento, tutto quello di buono che ho fatto fino a questo momento”.

Intervista a cura di Simone Cataldo