Da “It’s Coming Home” a “They’re Coming Home”: l’ennesimo fallimento inglese

Nella giornata di ieri è andata in scena la seconda semifinale del Mondiale russo, un torneo che ha visto salire alla ribalta molte sorprese e capitombolare molte big. L’ultima grande a cadere nel tranello di questa spedizione in terra sovietica è stata l’Inghilterra di Harry Kane, eliminata ai supplementari dalla Croazia, alla sua prima apparizione in una finale mondiale, dopo il terzo posto del Mondiale francese del ’98(croati che furono eliminati proprio dalla Francia nel 20 anni fa e che adesso affrontano proprio i galletti nella finalissima di Mosca).

Tornando all’Inghilterra, i ragazzi di Southgate hanno visto svanire il sogno della Coppa del Mondo al minuto 109, quando l’attaccante della Juventus Mario Mandzukic si è infilato alle spalle della difesa sulla spizzata dell’altro “italiano” Ivan Perisic e ha messo la palla alle spalle di Pickford. Una Inghilterra  giovane quella vista in questo torneo, e pertanto molto frizzante. Una Inghilterra che, dopo aver vinto il Mondiale in praticamente qualsiasi categoria giovanile negli ultimi anni, sognava di riportare nella terra della regina quella tanto agognata coppa che manca ormai dal 1966. La nazionale dei Tre Leoni si presenta a questo mondiale non di certo tra le favoritissime. Ma a suon di ottime prestazioni ed agevolata da un girone molto abbordabile e da un sorteggio fortunato, affrontando la parte di tabellone sulla carta più semplice, arriva in semifinale quasi in carrozza, soffrendo contro la sola Colombia, sfatando tra l’altro il tabù rigori e suscitando nei tifosi l’entusiasmo del cosiddetto “It’s coming home”.

Ma allora cosa è andato storto? Sicuramente l’Inghilterra ha affrontato ieri forse la prima squadra davvero pericolosa durante l’intero cammino russo(escludendo il Belgio, in quella che era una gara insignificante ai termini della qualificazione) e la più ambiziosa tra quelle incontrate sino ad ora. La Croazia è riuscita infatti ad ingabbiare il gioco britannico e ha concedere poco a quella che era stata finora la squadra più propositiva del Mondiale, la squadra che forse ha regalato più spettacolo e ha prodotto più occasioni da rete in tutto il torneo. Quello che è però mancato nella serata di ieri è stato il punto di riferimento davanti, quel capitan Harry Kane capocannoniere del torneo che ha fallito miseramente la chance del 2-0 e che, imbrigliato a dovere da Lovren e Vida, è stato assente ingiustificato del match.

Southgate, nonostante il risultato che alla fine arriverà, che sia terzo o quarto posto, non sarà però riuscito nell’impresa di riportare a Londra la coppa. Ma l’ex C.T. dell’Under 21 britannica ha sicuramente lasciato il segno in questa Nazionale. Ha proposto un calcio bello e spregiudicato, con un modulo molto offensivo, con una difesa a tre, protetta sostanzialmente dal solo Henderson, ma al contempo equilibrato e condito da un fraseggio palla a terra che ricorda proprio la squadra campione d’Inghilterra, ossia il City di Guardiola. È inoltre riuscito ad unire e rendere squadra il gruppo di ragazzi, che però non sono riusciti a colmare con il bel gioco l’inesperienza in partite così importanti e che, dopo 60 minuti di alto livello, hanno spento la luce e si sono lasciati andare in balia dell’esperienza di Modric, Rakitic e compagni che hanno avuto il pregio di non staccare mai la spina e di non abbattersi dopo la rete subita dopo appena 5 minuti di gara.

I “Three Lions” dovranno dunque ripartire proprio da ciò. Dal gruppo formatosi e dall’identità di gioco costruita dal tecnico. Un tecnico che meriterebbe la conferma e che potrebbe riprovarci ad Euro2020 o tra quattro anni con un gruppo più solido, più maturo e magari con qualcuno dei campioni del mondo giovanili. Questo Mondiale dunque non dovrà essere un punto d’arrivo, ma un punto di partenza per questa Nazionale. Questi ragazzi potrebbero farcene vedere delle belle nei prossimi anni. It will come home…