Restare a casa per vincere questa partita

 

Tutti vorremmo parlare di calcio, delle emozioni di una partita, dei colpi di scena che regala, di un gol a recupero inoltrato, del colpo d’occhio di uno stadio con una tifoseria piena d’entusiasmo. Invece è tutto fermo, e non sappiamo quando riprenderà, si sa solo che gli Europei del 2020 sono stati sposati di un anno come la Coppa America. Decisione giusta e saggia, era la migliore da adottare nella situazione in cui ci troviamo a vivere. La priorità restano i campionati ma la vera priorità è rispettare le misure restrittive anche se richiedono il sacrificio di buona parte della nostra libertà. Agogniamo (legittimamente) il ritorno alla normalità, sperando che arrivi il prima possibile, proprio per questo è necessario restare a casa e uscire solo per motivi di necessità con mascherine e mantenendo la distanza di sicurezza. Contravvenire a queste regole è un comportamento criminale che mette a repentaglio la propria vita e quella degli altri, questa situazione ci farà capire chi è sensibile al senso civico e chi non lo è. Chi rientra in quest’ultima categoria è un pericolo per la società e non può restare a piede libero, dovrà avere come pena una ulteriore restrizione, indipendentemente dall’emergenza, per non nuocere agli altri sperando che un giro di vite possa essere rieducativo. Si chiede alla gente di restare a casa, di dedicarsi ai propri hobby, di godersi gli affetti familiari, non di andare in un fronte di guerra dove non si sa se si ritornerà o meno nelle proprie case. Ma c’è ancora chi esce per fare delle passeggiate, per fare jogging, per occupare una panchina, criminali, questo siete, dei criminali. Come si può non capire che, solo restando a casa, si possono ridurre i contagi alimentando la speranza di mettersi tutto alle spalle? Più che altro, il pensiero deve andare a chi resta in casa da solo e non ha familiari con cui condividere le giornate, è in questi casi che ci si affida alla speranza che la solitudine possa essere un arricchimento interiore e non causa di aridità del cuore. La sensibilità deve crescere in questo momento, la solidarietà tra noi italiani deve farla da padrona, non ci può essere indifferenza o negligenza né tantomeno menefreghismo. Ci fosse un’altra alternativa allora la si poteva prendere in considerazione, invece, c’è un’unica misura da adottare per contenere i contagi evitando che il virus attecchisca: restare a casa. Meglio ripeterlo più volte perché a qualcuno il concetto non è ancora entrato bene in testa, più tempo si resta a casa e più ciascuno contribuisce alla vittoria finale di questa guerra silenziosa contro un nemico infido e invisibile. La vittoria arriverà, e non potrà mai essere indolore per i tanti nostri connazionali che ci stanno lasciando, la speranza è che piangano meno famiglie possibili, a chi sta versando lacrime di dolore giunga il nostro più forte e caloroso abbraccio. Lo scenario auspicabile è quello in cui le strade possano tornare ad affollarsi, che si possano sentire le risate dei bambini che giocano nei parchi sotto lo sguardo dei genitori, che le saracinesche dei negozi possano tornare ad alzarsi, che ci si possa tornare a stringere la mano e ad abbracciarsi. Aspettiamo il momento in cui gli abbracci potranno avere tutto quel vigore da sprigionare per recuperare il tempo in cui la distanza ha annullato ogni contatto fisico. Aspettiamo il momento in cui questa pandemia sarà solo un brutto ricordo. Sì, la vittoria arriverà, ma c’è bisogno della collaborazione di tutti, di quel senso civico che può salvare il mondo, ora più che mai. Poi torneremo anche a parlare di calcio e ad emozionarci per un gol, una prodezza e una esultanza.

A CURA DI: MAURIZIO LONGHI