Le difficoltà, l’ammutinamento, le sconfitte, le multe, i malumori, i possibili addii, i ritiri, le incertezze. Dopo aver vissuto uno dei periodi più disastrosi della propria storia recente, a tal punto da trovarsi sull’orlo del baratro, il Napoli alza la Coppa Italia, dopo aver sconfitto la Juventus, sua storica nemesi, ai calci di rigore.
Lo ha fatto dopo aver messo in difficoltà i bianconeri a più riprese, specialmente nella ripresa e, ancor più in particolare, al fotofinish. La formazione di Maurizio Sarri è apparsa spenta, poco lucida e per nulla propositiva, come se fosse arrivata alla partita senza chissà quante energie sia fisiche che mentali. La pressione era sicuramente alta, più per il tecnico toscano che per i suoi uomini. L’ex Napoli, davanti alla sua ex formazione, ha sfigurato.
Ad ogni modo, il Most Valuable Player della sfida non aveva né maglia azzurra né bianconera, né scarpette e né tantomeno parastinchi. L’uomo partita non può che essere Gennaro Gattuso: questo trofeo, visto il lavoro svolto fino a questo momento alla guida dei partenopei, è tutto per lui. Ha avuto il merito di restituire lucidità ad una squadra che oramai pareva un treno senza conducente, pronto a schiantarsi, a consumare un disastro. Ha lavorato sulle menti dei suoi giocatori più che sui loro piedi, sulla loro coscienza più che sui loro movimenti. Ha ridato senso di appartenenza, dignità e anima al Napoli, oltre ad una nuova identità di gioco. Mai avuto la pretesa di dominare dal primo minuto, ma si è imposto sulla Juve con intelligenza. Ha revitalizzato una formazione, elemento per elemento, a modo suo. Parola d’ordine: concretezza. E poi tanto cuore, grinta, voglia di lottare fino all’ultimo pallone giocabile. Il marchio del tecnico calabrese è ben visibile.
Senza contare il momento particolare che sta vivendo l’ex Milan, che va ben oltre il gioco del pallone. Sapeva di doverlo a qualcuno, e non ha fallito. Complimenti Ringhio, man of the match.
Ferdinando Gagliotti
Ottimo articolo