Longhi al giovedì – Vola la Juve dell’alieno CR7, lectio magistralis all’Atletico

Impossibile non celebrare l’impresa della Juve. Che poi si sapeva che sarebbe stata nelle corde della squadra bianconera, verso la quale già si recitava il de profundis dopo la netta sconfitta del Wanda Metropolitano. Quel 2-0 era pesante, rendeva più impervia la strada per i quarti, ma c’era una gara di ritorno tutta da giocare in una bolgia come quella dell’Allianz Stadium. Sin dal primo minuto, la Juve ha assediato la porta spagnola, costringendo gli uomini di Simeone ad asserragliarsi nella propria metà campo con una pressione asfissiante, un martellamento incessante. Emre Can signoreggiava in mediana, Spinazzola sfrecciava sulla sinistra, Bernardeschi incantava sul fronte offensivo, Cristiano Ronaldo concretizzava col suo talento. È stato lui (e chi sennò?) a siglare il gol della speranza nel primo tempo, continuando con quella furia, la Juve l’avrebbe spuntata nella ripresa. Così è stato, ci ha pensato ancora CR7, un autentico mostro, che in queste partite è infallibile, si carica la squadra sulle spalle conducendola alla gloria. L’ha fatto per anni nel Real Madrid, dove ha collezionato Champions da assoluto protagonista, e vuole farlo anche con la maglia della Juventus, si è avuto un assaggio chiaro e inequivocabile contro l’Atletico Madrid, letteralmente azzannato e sbranato. I rigori si sbagliano ma alcuni non puoi sbagliarli, figurarsi se Cristiano non realizzava quello della qualificazione! Non l’avrebbe mai fallito e lì si è scatenata l’estasi juventina.
Esemplare l’abnegazione e la professionalità del fenomeno portoghese. Ogni giorno si allena per stare sempre al massimo, per mantenere uno standard di rendimento elevatissimo, per essere sempre decisivo nelle sfide che contano. La partita era stata prima ripresa e sul 3-0 definitivamente sparigliata, l’Atletico Madrid agonizzava, polverizzato da una Juve mostruosa e famelica. Questione di mentalità, se hai quella vincente, alcune partite le vinci negli spogliatoi, prima di scendere in campo, ed è proprio ciò che ha fatto la truppa di Allegri. In Italia è l’unica ad avere questa mentalità, non a caso cannibalizza il campionato da otto anni, mentre adesso ha come obiettivo la conquista della Champions, per issarsi anche sul trono d’Europa. Al di là dell’avversaria che la Juve beccherà ai quarti, può giocarsela con tutte e, dopo una partita come quella di martedì sera, l’autostima è a livelli altissimi. Allegri ha avuto modo di dimostrare che la sua squadra non si fonda solo sulla qualità dei singoli, magari in Italia è sufficiente per vincere le partite e fare il vuoto dietro di sé, ma anche sulla capacità di scardinare squadre che hanno costruito le loro fortune sull’impermeabilità difensiva. La forza dell’Atletico Madrid di Simeone era proprio quella di erigere un bunker a difesa della propria porta per poi colpire in contropiede, per questo il 2-0 dell’andata richiedeva uno sforzo sovrumano per poter essere ribaltato. La Juve è andata oltre se stessa, imponendo la propria forza con una autorevolezza degna di una corazzata capace di tutto. Capace anche di vincere la Champions, a questa squadra tutto è possibile.

A cura di Maurizio Longhi