Longhi al giovedì – Napoli, perché questa doppia personalità?

Mettiamo in archivio un importantissimo turno di Champions per le squadre italiane. La Juve ha battuto l’Atletico Madrid con una magia di Dybala ma era già qualificata, la copertina del martedì se l’è guadagnata l’Atalanta che, imponendosi contro la Dinamo Zagabria, può sperare addirittura in una clamorosa qualificazione agli ottavi. Incrociamo le dita e speriamo bene per la Dea in vista degli ultimi 90′ contro lo Shakhtar. Anche le gare del mercoledì ci hanno riservato belle notizie: l’Inter è andata a vincere in casa dello Slavia Praga e basterebbe una vittoria in casa contro il Barcellona, già qualificato, per brindare agli ottavi, mentre il Napoli ha impattato nella bolgia di Anfield (chi l’avrebbe mai detto alla vigilia). In questo editoriale, mi voglio focalizzare soprattutto sul paradosso che avviluppa la squadra di Ancelotti, inguardabile in campionato e autorevole in campo europeo, ma prima una riflessione sulla Var. L’Inter ha dominato in terra ceca, avrebbe potuto chiudere la pratica già nel primo tempo se non si fosse verificato un episodio che ha rimesso in partita i padroni di casa. I nerazzurri erano in vantaggio grazie alla rete di Lautaro Martinez, il gol di Lukaku sembrava una sentenza per i cechi quando l’arbitro, con l’ausilio del mezzo tecnologico, ha ravvisato un fallo di De Vrji nella propria area. Situazione ribaltata: gol dell’Inter annullato e rigore per lo Slavia. Tutto giusto, come confermato da tutte le moviole, la riflessione che ci sovviene è perché in Europa la Var funziona e in Italia no? Chissà, probabilmente gli strumenti in dotazione agli arbitri italiani hanno una funzionalità ridotta e succede che di tanto in tanto vadano in tilt. Una constatazione amara di cui tutti dovremmo prendere atto, ne va della credibilità del nostro calcio.
Ma il nostro calcio è strano anche per altri motivi: ci si chiede perché il Napoli, dotato di un organico inferiore solo alla Juve, sia addirittura settimo in campionato e poi, nella doppia sfida contro il Liverpool, vinca in casa fino ad uscire indenne anche da Anfield. Qual è il vero Napoli? Se si tiene testa al Liverpool, mostrandosi addirittura superiori (come successo per alcuni tratti nella gara d’andata), significa che la squadra è forte, come può in campionato non vincere da cinque partite rischiando di soccombere contro chi lotta per non retrocedere? Forse, e ripeto forse (temo di essere accusato di lesa maestà), il problema dipende dall’allenatore che sta facendo disastri in campionato non riuscendo a motivare a dovere i giocatori. I quali, quando sanno di essere di scena a Liverpool , trovano da soli le motivazioni e sfoderano una prestazione degna di nota. Sì, perché il Napoli se avesse vinto in casa dei Reds, non avrebbe rubato alcunché. Ottimo soprattutto l’atteggiamento nel primo tempo, chiuso in vantaggio, mentre nella ripresa la gara l’ha fatta il Liverpool e gli azzurri hanno badato soprattutto alla fase di contenimento, ed era quello che andava fatto. Tant’è che la compattezza difensiva è stata tale da chiudere ogni varco ai campioni d’Europa che hanno trovato il gol solo sugli sviluppi di un calcio d’angolo, scellerata la scelta di tenere Mertens su Lovren, normale che lo sovrasti. Il Liverpool non è una squadra normale, si è laureata campione d’Europa e in Premier è una macchina da guerra che non perde un colpo, se il Napoli in 180′ dimostra addirittura di non essergli inferiore, non si spiega come possa stentare così tanto in campionato. Addebitare la responsabilità al tecnico non è il tentativo di cercare a tutti i costi un capro espiatorio, bensì il frutto secco di una gestione finora dissennata sia del collettivo che dei singoli. Tornando all’Inter, perché la coppia Lukaku-Lautaro sta facendo sfracelli? Perché, giocando sempre insieme, hanno trovato una intesa, nel Napoli, invece, non si vede mai lo stesso tandem offensivo, ma neanche la stessa mediana né la stessa retroguardia. Quella partenopea è una squadra forte tradita da colui che avrebbe dovuto portare la mentalità vincente, concetto sconosciuto da un anno e mezzo a questa parte.

A cura di Maurizio Longhi