L’editoriale di Francesco Donatelli sui fatti di Lecce-Inter

Ciò che è successo allo stadio Via del Mare di Lecce, in occasione della sfida tra padroni di casa e gli ospiti dell’Inter ha del clamoroso. E mi piacerebbe molto dire che ciò dipenda dal fatto che non succeda spesso, ma non posso farlo. Purtroppo la realtà della situazione ultras in Italia è sotto gli occhi di tutti: con la convinzione di seguire degli “ideali” radicati nella cultura di un fenomeno di massa come il calcio, gli ultras si sentono in diritto di dettare legge nei rispettivi stadi.
Accerchiati, minacciati e insultati con bambini e famiglie presenti. Alcuni tifosi dell’Inter, purtroppo, sono stati aggrediti da ultras facinorosi, fermati grazie all’intervento di steward e forze dell’ordine.
La cosa peggiore probabilmente è stata vedere gli occhi di un bambino prima emozionati alla vista dei suoi campioni preferiti (leccesi o interisti che fossero), poi terrorizzati per la situazione venutasi a creare.
Se c’è qualcosa che uccide il calcio, è proprio questa visione pericolosa e distorta della realtà, alimentata dall’ignoranza vestitasi da elemento della cultura di un paese che vive di questo sport.
Nel momento in cui le famiglie, a seguito di episodi del genere, dovessero decidere di non frequentare più gli stadi, si perderebbe la più grande delle battaglie culturali che si deve combattere nell’ambito dello sport.
Esso è sì vessillo di competizione e passione, ma anche di valori fondamentali come il rispetto e la lotta al razzismo e alla discriminazione territoriale, che purtroppo non si limita agli ormai noti cori contro la città di Napoli e i suoi abitanti.
A parere di questi personaggi, una persona non deve tifare una squadra diversa da quella della propria città, specialmente se si tratta di un meridionale e di una squadra del nord. Gente del nord che insulta quella del sud e viceversa, senza dimenticare i cori contro Roma e le piccole rivalità tra paesi che sfruttano gli eventi sportivi più vari per provocare risse, “giustificati” appunto dal fatto che le rivalità sono anche esse parte della cultura di ogni piccolo angolo del nostro amato Belpaese.
Una città come Lecce, simbolo di accoglienza e integrazione, merita di meglio.
Il Lecce, società seria con una squadra che non molla mai un centimetro, merita di meglio.
L’Italia, soprattutto, meriterebbe di meglio. Se, purtroppo, non fosse che l’odio, la divisione e l’ignoranza stanno avendo la meglio sul buonsenso e sulla ragione.
E no, non mi sto riferendo solo agli stadi.

A cura di Francesco Donatelli