L’editoriale di Checco Oddo Casano – Emergenza e analogie. Fonseca come Spalletti nel 2005 costretto ad inventare la terza Roma della sua gestione

Stagione 2005-2006, la prima di Luciano Spalletti alla guida della Roma. I giallorossi erano reduci da un’annata ‘demoniaca’, nel corso della quale cambiarono 4 tecnici e si rischiò la retrocessione in B. Il tecnico toscano raccolse una squadra impotente, incerottata e con diversi casi spinosi (la gestione Cassano su tutti) e l’incipit della sua esperienza capitolina fu complicatissimo. Dopo 8 giornate la Roma aveva appena 9 punti in classifica, 14esima in classifica, sotto Ascoli, Palermo e Empoli. Sull’orlo delle dimissioni, Spalletti studiò una riformulazione della sua Roma, complice una serie di infortuni che colpì soprattutto il reparto offensivo. Dal 4-4-2 iniziale, modulato in un 4-3-1-2 con Montella-Nonda e Totti in alcune gare, in pieno autunno Spalletti si ritrovò con il solo Totti come ‘attaccante’ e decise di far ruotare intorno al numero 10 quel famoso 4-2-3-1 che negli anni successivi avrebbe regalato al club soddisfazioni, 3 coppe e due scudetti sfiorati. L’emergenza fa virtù, come la necessità attuale per Fonseca di inventarsi una nuova Roma, la terza della sua gestione.

Nel giro di venti giorni la Roma ha perso: Zappacosta (6 mesi), Pellegrini (2 mesi), Diawara (40 giorni), Mkhitaryan (3 settimane), Cristante e Kalinic per almeno 2 mesi – si attende la conferma ufficiale del club – a cui aggiungere la forte influenza che ha debilitato oltremodo Florenzi e la frattura allo zigomo di Dzeko, che ne limita fortemente alcuni movimenti offensivi e soprattutto i contrasti aerei. Una rosa, costruita certamente non per vincere, ma per raggiungere il quarto posto e magari rincorrere il sogno Europa League, completamente divelta e annichilita ad ottobre. Esempio: da giovedì col Gladbach al Parma prima della prossima sosta, la Roma giocherà 6 gare con solo Veretout centrocampista di ruolo. Pastore e Santon le alternative annunciate da Fonseca, che però ora, come accadde per Spalletti, dovrà inventare e sperimentare in gare delicate la terza Roma della sua gestione.

IPOTESI – Non è certamente un problema di moduli, ma è oggettivo che per evitare di far scoppiare anche Veretout – unico mediano vero a disposizione – bisogna ridurgli il campo di azione e di corsa. Una prima idea potrebbe essere il passaggio al 4-3-3 con Florenzi e Zaniolo mezzali e il francese mediano davanti alla difesa. Un sistema che ti darebbe una copertura migliore del campo sull’ampiezza e che più del 4-2-3-1 – modulo più verticale – faciliterebbe il possesso palla. Il ritorno di Perotti e i prossimi rientri di Mkhitaryan e Under (si spera già al meglio della condizione) offrirebbero a Fonseca maggiori ricambi offensivi, con l’armeno e Pastore all’occorrenza schierabili nel ruolo di mezzala.

Un’altra concreta ipotesi è quella della difesa a 3, considerando che al momento il reparto difensivo è al completo (a parte Zappacosta). Dunque Smalling-Fazio-Mancini, due esterni da scegliere tra Santon, Kolarov e Spinazzola, tre centrocampisti con la disposizione delle mezzali di cui sopra e uno tra Under e Perotti alle spalle di Dzeko, che sarà costretto agli straordinari. Oppure un 3-4-3 che permetterebbe a Fonseca di risparmiare a turno un centrocampista offensivo nelle rotazioni, sfruttando di più gli esterni con Kluivert che tornerà contro l’Udinese dopo la squalifica di un turno col Milan. Al mister portoghese l’obbligo di trovare le soluzioni, per evitare di compromettere definitivamente una stagione già nata, evidentemente, sotto una cattiva stella…

A cura di Checco Oddo Casano