Il punto di Calvano

E quando allo stadio si alzò il coro “ e se tu salti la Lazio va in vantaggio” un gran bel pezzo della tribuna Tevere restò seduta, si è subito capito quanti tifosi juventini erano presenti per Lazio Juventus mischiati tranquillamente ai tifosi di casa. Probabilmente arrivati insieme e poi insieme usciti, con l’intermezzo di qualche sguardo in cagnesco ai due gol della Juventus, ma, fondamentalmente, tra quei tifosi non è successo assolutamente nulla; allora, una domanda viene spontanea: perché ogni tanto non usare carta, penna e calamaio (e internet ovviamente) per raccontare che lo stadio non è solo una zona franca per teppisti? Che si può andare a vedere una partita con sciarpe diverse senza per forza usare tessere del tifoso, senza schedature, senza tre perquisizioni prima di varcare l’irraggiungibile tornello, dover lasciare l’ombrello anche sotto il diluvio, non poter portare bevande che abbiano un tappo? Un’odissea del tifoso che davanti all’amore per la propria squadra sopporta tutto. E i bambini, ieri sera che siano stati laziali o juventini, avevano una solo prerogativa: vedere il campione, Cristiano Ronaldo, dal vivo. Sono arrivati a Roma dalla Sardegna, dalla Calabria, dalla Sicilia e dalla Puglia per non parlare della Campania. Bambini di qualsiasi colore, ma con un solo grande idolo da guardare da vicino, il giocatore più forte in attività insieme a Messi. Quello che imitano su campetti o alla play. E non sono rimasti delusi anche se Ronaldo non ha giocato una delle sue migliori partite, ma alla fine il rigore decisivo lo ha calciato lui e insieme a lui hanno esultato alla stessa maniera i suoi piccoli tifosi. Nulla è perduto ancora, verrebbe da pensare, il calcio può e deve continuare ad essere un gioco di aggregazione, con il miglioramento di tutto il contorno.
Quella che non deve migliorare è la Juventus, 59 punti su 63 disponibili, una marcia inarrestabile, o almeno cosi sembra quest’anno. Anche quando scende all’Olimpico contro un’ottima Lazio, senza stimoli, giocando un primo tempo dove poche volte ha varcato la metà campo avversaria, zero tiri, zero angoli, poi decide di provare a vincere e ci riesce con gli uomini subentrati dalla panchina. Ecco spiegato perché Allegri ogni vigilia parla della partita come una finale, trovare stimoli per questa Juventus è davvero difficile, troppo divario con le dirette rivali in serie A. Un campionato poco allenante che potrebbe portare problemi anche in Champions League, l’Atletico Madrid, che fa del ritmo e del pressing la loro arma migliore, è una tappa fondamentale per dare un’ennesima svolta alla stagione della Juventus, dove arrivare alle fasi finali della Champions è fondamentale.
Una parola di demerito per il Napoli di Ancelotti: passato lo scoglio Lazio domenica scorsa, doveva battere il Milan sabato sera o, quanto meno, spaventare Allegri e compagni per un eventuale recupero in campionato. Invece le polveri bagnate degli attaccanti partenopei hanno consentito a Gattuso di portare via un punto, anche meritato, a fine partita. Il Pipita non c’è più, è arrivato Piatek e chissà che le cose non migliorino strada facendo per l’attacco rossonero.
Altra nota di demerito per l’Inter: perde contro il Torino a Torino, ma quello che preoccupa è l’atteggiamento. Ha la fortuna di aver un buon vantaggio sulle quarte, ma se continua cosi potrebbe essere facilmente riassorbita nella lotta terzo-quarto posto. Marotta non è come gli altri dirigenti interisti del passato, probabilmente non ripartirà da Spalletti a giugno, ma intanto a Milano si parla di tutto tranne che di campionato e le conferenze del tecnico sembrano che si svolgano in un’altra dimensione.
Ultima cosa, il Bologna: Pippo Inzaghi sprofonda in casa contro il Frosinone e le sue ore sembrano segnate. A pagare è sempre il tecnico, in questo caso le colpe sono a metà, mancano ancora pochi giorni di mercato e se vorranno salvare il salvabile (la serie A) la dirigenza dovrà correre ai ripari.

A cura di Giuseppe Calvano