Il punto di Calvano – 25 novembre

Impossibile non partire dalla formica atomica, all’anagrafe Sebastian Giovinco. Ieri ha vinto l’ennesimo titolo in carriera, detiene il record di aver segnato in tre competizioni internazionali diverse, Champions League, Concacaf Champions League e Champions asiatica, ha un contratto da quasi 10 milioni euro a stagione e in Italia è come se non esistesse. Dalla nazionale di Roberto Mancini, dove l’ultima apparizione risale a più di un anno fa, alle squadre di club, ha soltanto 32 anni, diciamo che uno come lui farebbe comodo in tante squadra di alta classifica, non è a fine carriera, nella finale di ieri tra la sua squadra Al Hilal e giapponesi dell’Urawa Red Diamons ha sfiorato il gol più volte e fatto l’assist per il primo gol. Ma in Italia siamo cosi, appena un calciatore va a giocare all’estero, così come un allenatore, scompare dai radar, sia dell’informazione che degli addetti ai lavori.
Seria A, continua il duello Juventus Inter, ambedue vittoriose contro Atalanta e Torino. Per la Juventus, se fosse un film, sarebbe come una pellicola americana degli anni novanta, con il lieto fine obbligatorio. Prendiamo la partita di sabato, l’Atalanta gioca per un’ora una partita perfetta, sbaglia anche un rigore e domina in lungo e in largo la compagine bianconera. Poi d’un tratto si sveglia la vecchia signora, s’accendono le stelle e in quindici minuti ribaltano tutto portando a casa vittoria, tre punti e morale alle stelle. Non è la prima volta quest’anno che i campioni d’Italia capovolgono un risultato e non sarà l’ultimo, viene quasi da pensare che gli avversari debbano distruggerli, quasi annientarli (sportivamente parlando) per non aver paura della rimonta, se gli lasci uno spiraglio già sai come andrà a finire, vinceranno sempre loro, almeno in Italia. Di Sarri c’è veramente poco, oppure c’è tanto, ma non si vede. Verrebbe quasi da pensare: alla Juventus vincerebbe qualsiasi allenatore? La società è talmente da forte che i risultati arriverebbero a prescindere da chi c’è in panchina? Quando fu ingaggiato Sarri si disse che alla Juventus volevano vedere il bel gioco oltre ai risultati, per ora ci sono solo i secondi che non è poco, anzi forse è quasi tutto, ma le domande precedenti restano.
L’Inter passa anche a Torino, un caterpillar la potremmo definire. Tutti si aspettavano che Conte portasse raziocinio, regole certe e risultati, i fatti stanno dimostrando che per ora c’è riuscito, l’Inter ha sei punti in più dello scorso anno, ma soprattutto ha una determinazione che porta a pensare che la scalata verso il primo posto possa durare tutta la stagione e non fino a gennaio come gli anni passati. In Coppa ci sarà tempo per crescere, nessuno ha chiesto la Champions a Conte, ci si dovrà arrivare per gradi come è la normalità.
Terzo posto e sorpresa assoluta quasi per tutti è la Lazio di Simone Inzaghi, passa anche a Sassuolo, quinta vittoria consecutiva e ottimo gioco mostrato, però, più nel primo che nel secondo tempo. La rete di Caicedo in pieno recupero regala alla squadra una prospettiva diversa nel proseguo del campionato, fosse restata in pareggio avremmo detto e scritto ancora di una Lazio bella, ma poco concreta, della solita Lazio a cui manca sempre una lira per fare un soldo, se non segna Immobile non segna nessuno. Invece, forse, il calcio è bello proprio per questo, cosi come per l’Atalanta contro la Juventus, nel miglior momento della Lazio il Sassuolo perviene al pareggio con Caputo, nel momento in cui la squadra del compianto presidente Squinzi pensava di avere in mano il pareggio arriva il gol vittoria della Lazio. Inzaghi ha un gruppo fortissimo negli undici titolari, un Luis Alberto re degli assist, Immobile capocannoniere e un Acerbi da nazionale, forte nei 13, ma “normale” nei 20 della rosa, questo purtroppo è stato il problema degli ultimi anni e se il Presidente Lotito non interverrà a gennaio il gruppo ci proverà lo stesso ad entrare nei primi quattro, ma sarà molto complicato, il Napoli tornerà, la Roma è fortissima e c’è la questione Atalanta, non più meteora, ma oramai consolidata nelle parte alti della classifica.
Napoli male, molto male. Se non si interverrà subito la situazione potrebbe solo peggiorare. Il Napoli vedendolo giocare si nota che è una squadra triste, melanconica. Tutto quello che sta succedendo fuori dal campo, a partire dalle raccomandate della società verso tutti i giocatori per il mancato rispetto del ritiro, si ripercuote in campo, ed è abbastanza normale. Se i vari Callejon, Mertens, Insigne e compagnia non giocano come una squadra sarà molto difficile uscire da questa situazione, Ancelotti è in mezzo e poi non è certo l’allenatore giusto per creare armonia, lui è un grande nella gestione dei campioni non nel creare gruppo, alla Conte per esempio. Aspettiamo ma se non ci sarà un passo indietro di tutti, presidente compreso, la situazione può solo peggiorare.

A cura di Giuseppe Calvano