Il punto di Calvano – 2 marzo

Lazio in testa alla classifica aspettando il domani che verrà, chissà quando, chissà come. Juventus Inter è stata e lo è tuttora gestita come peggio non si poteva, senza né capo né coda lasciando adito a una striscia di polemiche infinite. Prima o poi questa partita verrà giocata, speriamo presto, perché comunque è una prima contro la terza e ci sono tanti spunti interessanti, Conte che ritorna allo Stadium, Sarri che rivuole la testa della classifica e la società Juventus che vuole dimostrare a Marotta che si può vincere anche senza di lui. Aspettiamo fiduciosi.

Ritorniamo alla Lazio, dopo 20 anni esatti l’Aquila Laziale ritorna in vetta alla classifica nel girone di ritorno, successe, infatti, nel maggio del 2000, data che coincise con lo scudetto biancoceleste, gli uomini di Inzaghi ora ci credono davvero, a dirla tutta i giocatori laziali ci credevano già da parecchio tempo e ora se ne stanno rendendo conto anche all’esterno del cerchio biancoceleste. La Lazio domina il Bologna, in 25 minuti chiude la pratica, soffre un pochino il ritorno degli uomini di Sinisa Mihajlovic ma soffre da grande squadra, con sicurezza e senza errori. Quando l’anno è quello giusto succede proprio questo, anche giocatori normali diventano pedine giuste al posto giusto nel momento giusto. Vedere la difesa laziale con Patric, Luiz Felipe e Radu non è proprio il massimo se si guarda alla carriera dei tre, a quello fatto fino a 5 mesi fa. Quando un meccanismo funziona tutto si può fare, anche sostituire l’infortunato Acerbi prima con Vavro e poi con Felipe senza che nulla cambi, si ferma Immobile? Ci sono Correa e Caicedo. Da aggiungere Luis Alberto, un numero 10 che imparando anche la sofferenza del centrocampista totale trova nello stesso anno assist e gol decisivi, prestazioni continue dove quelle pause degli anni passati anche nella stessa partita sono solo ricordi. Lo spagnolo è il cuore della squadra, offre assist a chiunque e sembra godere di questa cosa più del gol stesso, lo hanno capito Immobile, Correa e Caicedo che a turno usufruiscono di palle gol servite come se fossero portate d’eccellenza. Ultima ma non meno importante è la corazza che Luis Alberto ha alle proprie spalle, una corazza che porta due nomi e due cognomi, Lucas Leiva e Milinkovic Savic. Il campionato di questi due giocatori è un qualcosa di unico, non irrepetibile ma quasi. Coprono e ripartono e sono sempre pronti a supportare il gioco di squadra voluto da Inzaghi, e torniamo a inizio pezzo. Inzaghi ha costruito un mix spumeggiante, una famiglia che si aiuta in campo, non undici titolari ma 20 persone che remano tutte dalla stessa parte, anche quelli che giocano poco. Esempio? Cataldi che entra nel secondo tempo, corre come un disperato e se capita una punizione dal limite gli viene lasciata tranquillamente anche se in campo ci sono Milinkovic o Luis Alberto. Insomma una miscela perfetta per l’anno perfetto, chi lo sa come finirà, ma intanto i tifosi laziali sognano.

Sabato prossimo ci sarà l’Atalanta, l’ennesimo banco di prova di Inzaghi e compagnia. Gasperini, ricordiamolo sempre, l’uomo forte con i deboli e debole con i forti, ha già gettato benzina sul fuoco subito dopo la grande abbuffata contro il Lecce di Liverani, dichiarando che la partita con la Lazio si potrebbe giocare anche lunedì sera per poi partire per la Spagna la notte stessa per incontrare il Valencia in Champions, che il campionato è più importante di una Coppa e che in Europa conta ritornarci e non cogliere un’occasione unica, forse irrepetibile per i colori bergamaschi. Sarebbe lecito chiedere a Percassi se la pensa come il proprio allenatore, se una partita di campionato vale come un quarto di Champions a livello economico e di ritorno finanziario. Il problema di Gasperini purtroppo è legato alla famosa finale di Coppa Italia dello scorso anno, chissà se basterà un risultato sabato, o quando sarà, per scacciare i fantasmi del passato e riuscire a godersi questa Atalanta magica, spettacolare e capace di arrivare dove per esempio la Lazio è arrivata solo una volta, con Eriksson nel 2000.

GIUSEPPE CALVANO