Il calcio infetto da coronavirus

di Vincenzo Castagna

Il paese fermo per la pandemia ci indica quanto sarà dura la ripresa .Da due mesi a questa parte abbiamo imparato a convivere con una realtà nuova e drammatica per noi tutti.

Ma la situazione evidentemente sottovalutata dalle istituzioni per tutto gennaio e febbraio ha portato all’esplosione in forma più grave del contagio dalla Lombardia in primis con l’istituzione delle zone rosse poi allargate a tutto il Paese.

L’industria calcio dal canto suo ,la quinta del Paese ,ha cercato in tutti modi di non fermarsi ostinandosi a giocare a porte chiuse quando il contagio era già iniziato pensando forse di essere zona  franca dai contagi e mettendo davanti l’interesse economico e il salvataggio della stagione alla salute anche degli stessi tesserati.

Quando poi il Governo ha bloccato tutte le manifestazioni sportive  sono venuti fuori i contagiati anche negli spogliatoi segno che il virus aveva già colpito almeno 15 giorni prima.

Nonostante questa lezione ai benpensanti del nostro calcio si è cercato e si cerca in tutti i modi di mettere fretta alle istituzioni per la ripresa degli allenamenti e della stagione (vedi Lotito) pur consapevoli dei rischi ancora altissimi di contagio che questo implicherebbe.

Evidentemente la salute pubblica non viene al primo posto per i nostri governanti del calcio

piuttosto preoccupati dei danni economici che ogni società inevitabilmente subirà e di riprendere una stagione evidentemente già falsata e compromessa che sarebbe meglio chiudere qui e archiviare al più presto.

Dal canto suo la stessa Fifa non è compatta nelle decisioni e si è pronunciata a favore della conclusione delle Coppe e dei campionati nazionali pur con tante contraddizioni al suo interno.

Ci hanno messo tanto forse troppo tempo per decidere di rimandare gli Europei e le Olimpiadi quando tutto era chiarissimo inverso alla disputa degli stessi visto il dilagare mondiale della pandemia e l’impossibilità di allenamento degli atleti.

La corsa delle società al ritocco degli ingaggi dei calciatori viste le gravi perdite che subiranno è una inevitabile conseguenza della drammaticità della situazione generale.

Il vorticoso giro di milioni di euro che scatena il calcio dei grandi ha come contraltare la miseria nel nel calcio dei piccoli.

La situazione è ancora più grave nel calcio dilettantistico e semi professionistico dove le società soffrono di una cronica mancanza di fondi da sempre dove mancano gli sponsor e gli atleti percepiscono miseri rimborsi spese che ora qualcuno vorrebbe addirittura cancellare.

Ogni anno abbiamo assistito a fallimenti in serie si società anche gloriose che non arrivano neanche a metà stagione e che non pagavano neanche le spese e i rimborsi e ora con la crisi derivante dal virus la situazione sicuramente sarà molto peggiore per tutto il movimento calcistico.

La cosa più giusta vista la situazione sarebbe fermare qui la stagione e utilizzare il tempo che avanza per ripensare regole comportamenti nuovi per migliorare la macchina calcio ma soprattutto per fare un passo indietro e dare una mano al paese riducendo i compensi milionari e gli sprechi a favore di tutto il sistema e soprattutto delle piccole società che sono la linfa vitale del movimento invece di preoccuparsi soltanto di salvare gli interessi delle grandi che comunque ce la faranno.

Il carrozzone vista la situazione dovrebbe fermarsi per manutenzione a vantaggio di tutti.