ESCLUSIVA – Emergenza COVID, il virologo Pregliasco: ”Ripresa dei campionati? Non avrebbe senso…”

L’emergenza Corona Virus continua a sconvolgere tutto il mondo, ha radicalmente cambiato le abitudini giornaliere, miete vittime, senza distinizioni. Una pandemia mondiale che non accena a placarsi. In esclusiva ai nostri microfoni, il virologo Fabrizio Pregliasco commenta i dati odierni e prova a proiettarsi al domani:

Qual è la sua lettura personale dei dati di oggi?
“C’è un rallentamento della crescita che ormai si conferma da 6 giorni. Non è ancora un’inversione di tendenza, cioè i numeri sono su 5500 nuovi casi al giorno, però sono un segnale importante che quello che stiamo facendo serve perché noi volevamo questo: se si fosse adottato il laissez-faire che voleva adoperare inizialmente Boris Johnson la curva sarebbe potuta essere una retta come una sorta di montagna alpina, mentre noi siamo riusciti a schiacciare la retta. C’è un appiattimento che comporta un allungamento dei tempi e una riduzione progressiva del numero dei casi che si avranno, quindi minore pesantezza della quota dei deceduti. Sono giorni che non sono ancora una soluzione, ma un segnale positivo che ci deve confermare l’opportunità di andare avanti ancora per due settimane per ottenere un risultato che più avanti porterà a un calo e a una riduzione, ma non immediata. Non possiamo sperare che si andrà a 0 e si andrà tutti al mare: come a Wuhan ci sarà una progressione, con abitudini di distacco sociale che dovremo mantenere. Alla ripresa si potrebbe anche prolungare la quarantena delle persone più anziane. Ci dobbiamo aspettare una seconda ondata, come capita in altre parti”.

Fotografando i dati del sud Italia, crede che i provvedimenti adottati stiano portando a risultati positivi o crede che l’epidemia nel meridione possa espandersi”?
“Il dato percentuale della Lombardia si sta riducendo e ciò dimostra una tendenza verso le crescite percentuali in altre regioni: in alcuni territori anche intorno al 10%. Siamo nella fase di crescita. Spero che per quanto riguarda il sud si sia agito in modo anticipato. L’effetto sarà anche maggiore perché in Lombardia i buoi erano già scappati, quindi i casi che abbiamo e che sono segnalati dalla Protezione Civile sono sicuramente sottostimati rispetto a quelli veri, che saranno circa 10 volte tanti”.

Questo esodo dal nord al sud è stato fondamentale per l’espandersi della pandemia?
“Un contributo queste persone lo hanno date, poiché in Lombardia c’è grande diffusione e soprattutto la presenza di tanti asintomatici positivi. È un elemento che chiaramente non è stato positivo e ha appesantito la popolazione e il peso su ospedali che si devono organizzare”.

È ipotizzabile la ripresa dei campionati o è totalmente da escludere?
“Quest’anno è andato tutto a farsi benedire. Non avrebbe senso. Avrebbe forse senso immaginare delle partite a porte chiuse, ma non mi sembra una buona idea, anche nel proseguo, nel momento in cui dobbiamo riaprire. Stare vicini non è salutare. Senza pubblico inoltre non sarebbe lo stesso”.

Un consiglio a chi la leggerà in questo momento così complicato?
“Essere distanti ma vicini è fondamentale, può essere anche un elemento positivo. Mi rendo conto anche della sofferenza per queste situazioni, soprattutto per gli ultimi, per le persone che non hanno un reddito fisso o che lavorano a cottimo e magari anche in modo non regolare. È in ballo un interesse per i nostri cari e per la comunità, quindi è auspicabile che ci sia questo senso civico trasversale”.

INTERVISTA DI ATTILIO MALENA