ESCLUSIVA – D’Agostino si racconta: ‘’Gasperini e’ il mio modello’’

Gaetano D’Agostino ha ripercorso le tappe della sua carriera in diretta Instagram con Attilio Malena.

Sulla sospensione dei campionati: “Serve prendere in fretta una decisione, altrimenti sarà difficile organizzare in tempo la prossima stagione. Per attuare nuovi protocolli tutte le società devono avere il tempo per organizzarsi, altrimenti si va ad accavallare tutto. Il sistema calcio dalla A alla C muove almeno 70mila persone se consideriamo anche tutti lo staff”.

Sui 100 gol segnati nelle giovanili del Palermo: “Queste statistiche lasciano il tempo che trovano, a meno che non ti permettano di arrivare a grandi livelli”.

Sulla sua avventura con la Roma: “Esperienza indimenticabile, i giallorossi non vincevano lo scudetto da tanto. Totti e De Rossi? Per chi arriva alla Roma, specialmente dall’estero, c’è bisogno di ambientarsi e Totti e De Rossi erano importanti in tal senso. Al di là della caratura in campo sono uomini anche fuori dal campo, hanno dato tanto alla Roma. Spero che abbiano un ruolo nella nuova società”.

Sull’esperienza a Bari: “Lì avvertivi la passione della città, sono andato lì nell’anno in cui il Bari era retrocesso, si percepiva delusione ma anche voglia di riscatto. È la piazza che mi ha fatto capire che potevo fare il giocatore: alla Roma sei protetto e ovattato, a Bari a 19 anni veramente te la devi cavare da solo. Ci sono riuscito, all’inizio con delle difficoltà, che poi mi hanno aiutato a crescere”.

Sul Messina: “Vederlo soffrire mi dispiace, se ci fosse un imprenditore con la possibilità di investire a Messina si toglierebbe grandi soddisfazioni, è una piazza che ha grandissima fame e voglia di riscatto. Le emozioni che mi ha dato il San Filippo non le ho riscontrate da tante parti”. 

Su Udinese e Fiorentina: “All’Udinese quattro anni fondamentali. Firenze è stata una tappa importante che ricordo bene, allacciai un bel rapporto con la piazza e con gli addetti ai lavori. Era una città che già conoscevo perché ci avevo giocato in Nazionale. È una piazza atipica del centro-nord, come passione è un po’ simile a quelle da Roma in giù”.

Sui rimpianti della sua carriera da giocatore: “I mancati passaggi a Real e Juve non dipesero da me, il mio rimpianto è il mio no al Napoli. Avevo raggiunto l’accordo personale con la Juventus e rifiutai il Napoli, se tornassi indietro direi di sì: Napoli poteva essere una tappa fondamentale per la mia carriera e soprattutto se avessi fatto le stesse cose che avevo fatto a Udine anche lì avrei avuto una risonanza devastante a livello mediatico”.

Sulle ultime tappe della sua carriera: “ Dopo i 30 anni ho capito che volevo fare l’allenatore, l’anno del fallimento del Siena aprii una scuola calcio a Firenze: volevo investire sui giovani, mi piaceva andare al campo e insegnare. Dopo il fallimento del Siena non smisi per mio figlio che voleva vedermi giocare dal vivo. Mentalmente ero già proiettato a fare l’allenatore, davo consigli ai compagni. A 33 anni dissi a mia moglie che avrei smesso perché si era spenta la fiammella di andare in campo a fare allenamento, ma sentivo dentro di me la fiamma di poter insegnare e di poter intraprendere la carriera da allenatore”.

Sulla sua esperienza da allenatore: “Da allenatore ho scelto di fare la gavetta per capire come la pensa un giocatore che non ha avuto la mia fortuna. Sono giocatori che vanno al campo per divertirsi ma anche perché sanno che quello stipendio gli serve per portare avanti la famiglia. In C e in D se i risultati non arrivano e il presidente si rompe le scatole il giocatore rischia anche di non prendere i soldi. Cercare di motivare quei ragazzi e di fargli avere un’ambizione più alta per non andare ogni anno incontro a queste dinamiche non è facile. Ho voluto sperimentare su me stesso per vedere se ne fossi capace”.

Sul suo modello: “Seguo con attenzione Gasperini, sta dimostrando di poter fare un calcio diverso rispetto alla filosofia italiana. Sto cercando di personalizzare: quando i giocatori vengono venduti dall’Atalanta fanno sempre fatica sotto l’aspetto tattico. Sto cercando di attuare un gioco simile a quello di Gasperini ma con un’impronta tattica che permetta ai giocatori di non trovare difficoltà quando vengono venduti. Mancini, Kessiè, Cristante, Caldara hanno avuto difficoltà: con Gasperini vanno sempre a 200 km/h, quando vanno via si trovano in difficoltà”.

Sulla squadra che lo ha divertito di più “Nel corso della mia carriera il Napoli di Sarri, fra quelle di adesso l’Atalanta. Guardo solo partite che mi danno un’emozione”.