De Laurentiis: “No ad una Superlega ad inviti. Bisogna ritardare l’inizio del campionato”

Aurelio De Laurentiis ha parlato in conferenza stampa, toccando molteplici argomenti. Ecco le sue dichiarazioni.
Sulla gestione dell’emergenza Covid nel sistema calcio: “Nel campionato 2019-20 per il Covid si è dovuto ritardare la fine della stagione non avendo spazio e tempo. Ognuno pensa ai propri egoismi. Avevo detto che non aveva senso programmare i campionati europei, ci hanno costretti e non abbiamo potuto fare un ritiro vero e un mercato vero. Quelli che sono nel calcio senza investire denaro ci creano problemi non da poco invece di tutelarci. Boris Johnson ha punito le inglesi della Superlega, ma senza tenere conto della variante si è accordato per la finale a Londra con gli spettatori. Una settimana prima del lockdown mi fu chiesto di giocare in Spagna, arrivwndo a Parigi per poi spostarci in pullman. È più importante una partita che la salute della gente? Tra poco ci saranno i calendari, ma chi ci garantisce? Ci sono più di 30 milioni di italiani che hanno il calcio come valvola di sfogo, l’80% sono uomini che lavorano per il Paese, allora perché disinteressarsi al mondo del calcio? Draghi ha una grande credibilità in Europa, perché non convince i colleghi a posticipare le partenze dei campionati per avere più serenità vaccinale? Perché trascura il primo sport italiano? Da 40 anni c’è ina legge sbagliata, si dice che ci deve pensare il governo ma non fa nulla”.

Su Napoli-Verona: “Rimproverarsi e rimproverare è la via più facile. Quando si rompe qualcosa si vedono sempre i cocci. Con il Covid le partite sembrano giocate in un acquario dove ci sono le voci stordenti degli allenatori, che diventano protagoniste. Quando ci sono i tifosi la voce non arriva ai calciatori, infatti appena il gioco è fermo l’allenatore chiama il calciatore più vicino per comunicare con la squadra. Se non c’è nessuno sugli spalti si ha la libertà di condurre il gioco dalla panchina. È stato un campionato falsato. Si potrebbe avere cattivi pensieri se facessi dietrologia, ma non ne faccio perché sono come se fossero dei miei figli. A Dimaro intratterrò una conversazione sulla partita con la squadra e avrò bisogno di risposte. Nell’intervallo della partita col Verona sono andato a suonare la carica nello spogliatoio, dopo il gol del vantaggio ero rilassato, non mi ha fatto piacere il pareggio. Alla fine di un campionato negativo e complesso dove conta anche il risultato delle altre ed eravamo stati bastonati in partite in cui meritavamo di più. In più, l’episodio del Cagliari ci aveva creato patemi d’animo. Non ho niente da recriminare, è stato un campionato molto falsato servito a fare un assist agli Europei senza sapere se si potesse girare l’Europa. Vorrei che alcuni colleghi mi dessero ragione e mi aiutassero a convincere 7/8 squadre a non partire”.

Sula Superlega: “Florentino Perez è un mio amico, ma non è vero che mi ha contattato. Non sono favorevole alla Superlega, ma ne faccio una questione economica. Un torneo ad inviti non risolve i problemi del calcio: si risolvono prendendo coscienza che Champions ed Europa League non servono a nessuno. I nostri fatturati non possono andare così solo per favorire gli istituzionalisti. Perez sbaglia, vuole fare un torneo chiuso invece di dare a tutti la possibilità di partecipare ad un grande campionato europeo. Dovrebbe prevalere il buon senso, mi auspico che tutti gli attori si siedano ad un tavolo. Se si fa giocare la Juve col Crotone è difficile che il Crotone vinca. La democraticità va rispettata, ma Veltroni già nel ’96 che le società di calcio non sono club ma società lucrative”.

Sul Mondiale 2022 in inverno: “È la superc****ta del secolo. Ci sono interessi nati illo tempore, ma quello che valeva prima del Covid ora non vale. Magari si spendono 200 milioni sul mercato, poi arrivano Tizio e Caio e si prendono il calciatore. E se si fa male? Volevano prendere i giocatori anche per le Olimpiadi, poi devo leggere che ho negato a Fabian Ruiz di andare a Tokyo, ma scherziamo? Si facciano meno partite in campionato, non puoi avere 20 squadre solo perché ti devono votare”.

Su Spalletti: “Lo incontrai a Roma, ma scegliemmo Benitez o Sarri. Sa allenare bene le sue squadre, non è semplice giocarci contro. A Roma e Milano ha gestito situazioni difficili con società che non mettevano le cose in chiaro”.

Su Insigne: “Non ci siamo visti, fra la necessità di finire il campionato e la Nazionale abbiamo deciso che finito l’Europeo ci incontreremo”.

Sugli ingaggi: “L’aumento del monte ingaggi è il nostro vero problema. Alcuni club fatturano molto più di noi ma da due anni ancora devono pagarmi. Io pago sempre prima della scadenza, mai dopo. Non c’è un ridimensionamento, ma una presa di coscienza che il budget va rivisto altrimenti si fallisce. Per riportare il Napoli sul giusto binario bisogna tagliare le spese eccessive”. Forse non basta vendere un solo giocatore, bieognerà vendere i giocatori che hanno aumentato a dismisura il salario, che il Napoli non può sostenere. Forse non avrei dovuto fare alcuni acquisti, dovevo dirmi che visto il Covid e che il campionato non contava nulla dovevo congelare tutto. Ho investito troppo e mentre investivano mi dicevano che non potevamo rispettare certi contratti.

Su Gattuso: “Visto che non era in forma perfetta e gli interlocutori in TV eramo ex colleghi ho evitato che speculasse mettendo il silenzio stampa. Convocai una rionione cl medico Lombardo, l’ad e la squadra dicendo che l’allenatore sarebbe rimasto, poi ho parlato in privato con lui. Non l’ho mai voluto esonerare, ma l’ho visto dolente e non presente. Mi sono preoccupato che la situazione potesse precipitare e che sarei dovuto intervenire. Prima della partita col Verona avevo preparato un ringraziamento per Gattuso per il raggiungimento della Champions, dopo la partita abbiamo snellito la comunicazione ringraziandolo per il suo lavoro con un tweet. C’è in TV chi ha detto che non era accettabile, ma io sarei potuto essere molto inquieto. Avevo deciso di smettere con Gattuso già l’estate scorso, lo avevo preso per l’addio con Ancelotti. La sua missione si sarebbe conclusa anche se avesse vinto lo scudetto. Con Mendes non ci siamo trovati in linea per il rinnovo. Avevamo firmato due righe, poi con i legali sono diventate ventisette. Successivamente Gattuso non si è sentito bene e ho sentito Spalletti, ma sono stwto rimproverato anche su questo. Poi si è ripreso, ma questa situazione con gare positive e non mi ha fatto capire che era il momento di interrompere con lui”.

Su Benitez: “Ci sentiamo sempre, ha un modo inglese di organizzare il suo lavoro. La prima volta che parlammo di giocatori mi fece una lista, ma sarebbero serviti 300 milioni. Mi presentò una seconda lista, anch’essa troppo cara, e non si scompose e me ne mandò una terza: qualcuno dei calciatori presenti su quest’ultima è ancora qui”.

Sul dualismo Insigne-Mertens: “In Nazionale tiiferò Insigne perché gioca nell’Italia. Non credo che i loro rinnovi siano relazionabili. Sarri si inventò Mertens centravanti, non ha il ruolo di Insigne. Vedremo l’8 con Spalletti cosa si potrà fare per il rinnovo di Insigne”.

Sul mercato: “Bisogna capire chi sostituire o meno per capire con l’allenatore quanto si potrà operare in entrato e in uscita. Venerdì ho appuntamento con Spalletti, il suo contratto inizia domani. Nessuno è incedibile per proposte appropriate, di indecenti non ne arriveranno”.

Sulla prossima stagione: “Dovremo far quadrare i conti e tornare in Champions”.

Sui cinque cambi: “È una cosa che mi ha fatto inc***are. Possiamo fare cinque cambi ma non sappiamo come amministrarli, si fanno giocare per cinque minuti giocatori per cui si è dovuto investire, annullandoli come valore e crescita. Mica chi non gioca dall’inizio è un cretino. Giochiamo a luglio col caldo e con interruzioni tipo basket, non è spettacolo anche quello? Il calcio è governato da anziani, i neuroni sono concepiti per conservare, non per innovare. Temono di perdere la loro posizione dominante. I giovani preferiscono FIFA e gli sparatutto, si annoiano con le partite, nessuno ha mai detto all’arbitro di non interrompere ogni tre secondi? In Inghilterra il gioco è velocissimo, qui ci si annoia”.

Sil silenzio stampa: “Coi tifosi mi posso svusare solo io, che dialogo coi tifosi, c’è chi mi ama e chi mi odia. Loro vogliono vincere e basta, non tengono conto delle logiche societarie. Non tutti sono uguali. Il silenzio stampa è stata una panacea. Siamo costretti a stare fino all’una di notte a seguire delle trasmissioni per evitare che non si dicano fregnacce, con ex calciatori che possono far cadere nel trappolone l’allenatore e hanno tutto l’interesse di dare uno scoop. Ho messo il silenzio stampa dopo aver sentito delle cose inappropriate. Ho preservato l’allenatore non mandandolo in TV dopo la partita col Verona, sarebbe stato massacrato. Sarebbe stato bello vincere e ringraziarlo pubblicamente, col pareggio lo avreste trattato come un imputato. Ho visto gli allenamenti, era il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire. Non ho niente da rimproverargli”.

Sul futuro del Napoli: “Tra cinque anni vorrei vedere il mondo del calcio altrove, se questo dovesse accadere anche il Napoli sarebbe altrove”.

Sul settore giovanile: “È importante, ma nel calcio post Covid non si può distrarre denaro. Molte sirene arrivano dal nord”.

Sulla Salernitana: “È difficile giudicare. Se non posso avere una seconda squadra, se lotto per la A devo avere già le carte pronte per la cessione. Se il Bari andasse in A ci sarebbe la diatriba sul grado di parentela, bisogna vedere se si può mantenere un 10/20%. Non c’è una giurisprudenza consolidata sull’argomento”.

Sulle riapertura degli stadi: “Se fossimo una lega seria non  ripartiremmo con la capienza al 25%. Se sono vaccinati perché solo il 25%, chi l’ha detta questa str***ata? Uno può dire tutte le stupidate che vuole, ma non può incidere sulle tasche altrui. Perché non iniziare a dicembre, dopo il Mondiale? Come faccio gli abbonamenti se gli stadi non sono aperti?”

Sul VAR a chiamata: “Lo chiedo da due anni. L’Italia e l’Inghilterra sono i Paesi dei poteri forti e gli arbitri sono centri di potere, che esistono per favorire gli amici e sfavorire i nemici. In Europa sono più attenti al Var”.

Sull’autoproduzione delle maglie: “Faremo una conferenza con Emporio Armani. Potrei presentare due maglie a Castel di Sangro, dipende dalla tempistica: una nave dalla Cina ci mette quarantacinque giorni per arrivare”.