Anderson, il CR7 con le treccine, si ritira a soli 31 anni

Il campionato brasiliano ci ha regalato un’infinità di calciatori passati nell’Olimpo del Calcio: non serve fare un elenco, la loro fama li precede. Spesso (e volentieri), però, gli enfant prodige sudamericani non riescono ad adattarsi ad uno sport dai ritmi molto più alti, cadendo nell’oblio e venendo dimenticati dai più.

Uno su tutti é rimasto famoso, nonostante le prestazioni fossero da cancellare: Anderson. Il jolly brasiliano era stato nominato ad inizio del nuovo millennio come uno tra i più promettenti astri nascenti del football mondiale. Il futuro sembrava per lui tutto rose e fiori. Così non é stato.

Dopo aver viaggiato in Portogallo, Inghilterra, Italia e Brasile, l’ex Manchester United ha dato l’addio al calcio giocato tramite un comunicato stampa dell’Adana Demirspor, club di seconda divisione turca con il quale ha giocato la passata stagione. Il suo stipendio é stato nettamente decurtato ma rimarrà in società, cucendo rapporti con i club esteri.

Anderson é ricordato per diversi motivi: il primo é la sua esplosione precoce, che lo ha messo sulla bocca di tutti nel lontano 2005. Ad appena 17 anni, il ragazzino dalle lunghe trecce, fatte in onore del rapper Jay-Z, si prende la scena e il posto da titolare nel Gremio. Nato come ala destra dal forte impatto offensivo, abbina la corsa ad un dribbling effimero e concludendo per 6 volte a rete in meno di 20 presenze. Inoltre, Anderson viene nominato miglior giocatore del mondiale U17, dove segna 7 gol in 12 presenze con il suo Brasile. Mica male per un teenager.

Il Porto ci vede sempre lungo e si accaparra le prestazioni del giovane brasiliano, acquistandolo per 5 milioni nel 2006. Da esterno di centrocampo mette in mostra la sua velocità sovrannaturale, facendo innamorare uno che di talenti se ne intende come Sir Alex Ferguson. Il leggendario tecnico del Manchester United rimane stregato da Anderson dopo un’amichevole estiva e lo convince ad approdare in Inghilterra.

I Red Devils sborsano una cifra record per i tempi: quasi 32 milioni per un 19enne, numeri da capogiro per il 2007. Si pensava che l’onerosissma spesa sarebbe stata ripagata nel tempo. Ci si sbagliava.

Anderson trova subito un problema a livello tattico: la sua posizione é occupata da un certo Cristiano Ronaldo, suo mentore ma anche suo “nemico di reparto”. La titolarità non é fattibile; la prima annata é un’attesa unica, un periodo di adattamento al nuovo calcio incentrato sul coast-to-cost. Nella stagione successiva, il brasiliano prende minutaggio a causa degli acciacchi di Scholes, ma é costretto a giocare più accentrato, diminuendo la velocità delle sue gambe a favore della qualità dei passaggi. Non proprio il suo forte. Dal 2008 al 2010 non sforna prestazioni da top player, rimanendo nello svolgimento del compitino e abbassando le aspettative dell’ambiente nei suoi confronti.

Nel 2010 accade anche il fatto che più segnerà la sua carriera: il ginocchio fa crac, i legamenti si lasciano andare. Il dolore lo perseguiterà per il resto della sua carriera. Le prestazioni diventano sempre più altalenanti, il fisico non regge mai i 90 minuti e la corsa posseduta da ragazzo non rende più come una volta. Gli infortuni si susseguono velocemente. Il talento, piano piano, scompare.

Il 2014 é l’anno del cambiamento: Anderson passa alla Fiorentina in prestito con diritto di riscatto fissato a sei milioni e mezzo. In Toscana si acclama l’arrivo di un giocatore dal potenziale enorme. Un potenziale mai passato all’atto pratico. I tifosi della Viola si accorgono presto di come Anderson sia un calciatore poco affidabile e tatticamente indisciplinato. 7 partite in 6 mesi, 4 da titolare e uno zero nella casella dei gol e degli assist. Verrà ricordato in Serie A solo per le acconciature kitsch.

Il contratto con lo United scade e, ad appena 27 anni, Anderson fa ritorno in madrepatria. Passa tre stagioni in Brasile, prima con la maglia dell’Internacional e successivamente con il Coritiba. Il campo lo vede di rado, gli infortuni hanno la meglio sul suo fisico. Il talento, a distanza di 10 anni, é stato letteralmente divorato da rotture al crociato e distorsioni ai legamenti. Il ragazzo soffre, la sua carriera é una parabola discendente.

Il Coritiba non rinnova il contratto, lui non si arrende. La scorsa estate firma con l’Adana Demirspor, club di seconda divisione turca, giocando appena 12 partite. I pensieri sono tanti, i rimpianti pure. La sfortuna enorme.

Anderson si ritira dal calcio giocato a soli 31 anni, passando dall’essere il Nuovo Cristiano Ronaldo al diventare uno tra i giocatori più sfortunati e declassati che la storia abbia mai conosciuto.
Si possono fare ragionamenti in merito al ruolo avuto allo United o al’immaginare una sua carriera senza dolori continui. Per poter capire se Anderson sia stato più iellato o più semplicemente sopravvalutato. Ma, purtroppo (o per fortuna?) per lui, la frase che più é pertinente é una sola: la storia non si fa né coi “se…” né con i “ma…”.